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giovedì 26 febbraio 2015

SPIDER 1995


L'Alfa Spider è una roadster prodotta dalla casa automobilistica italiana Alfa Romeo a partire dal 1995, come erede del modello Alfa Spider Duetto divenuto l'icona dell'azienda milanese nel mondo delle autovetture sportive cabriolet. Rispetto alla progenitrice questa Spider, nata nel 1995, utilizza la trazione anteriore e fa parte del progetto Alfa Romeo 916 dal quale è nata anche coupé GTV. Questo modello venne prodotto fino al 2006, sostituito dalla Spider derivata dall'Alfa Romeo Brera.
La Spider venne presentata insieme all'Alfa GTV nell'autunno del 1994 al Salone dell'automobile di Parigi. Il modello è in pratica la versione roadster a due posti secchi (anziché essere una 2+2) della GTV[1] frutto di Enrico Fumia per il centro stile Pininfarina (basandosi sul concept Alfa Romeo Proteo del 1991). Dalla GTV, la spider si differenzia per la coda completamente ridisegnata rispetto al GTV che presenta il cofano del bagagliaio sdoppiato con doppia apertura per contenere la capote in tela multistrato[2]. I parafanghi posteriori benché presentino le medesime nervature del modello coupé possiedono un accordo con il cofano del baule differente. La lunghezza totale della Spider (916) è pari a 4.285 mm e 4.295 mm per le versioni ristilizzate prodotte dal 2003. Immutato il frontale che espone il classico scudetto con il logo della casa, mentre il cofano di forma triangolare ingloba i fanali sdoppiati anteriori. Il bagagliaio possiede un volume pari a 110 litri mentre il serbatoio contiene fino a 70 litri di carburante.
Il pianale è un evidente evoluzione della piattaforma Type 2 ridisegnato in particolare per incrementare la rigidità della struttura e la sicurezza automobilistica. Infatti sia la Spider che la sorella Gtv furono concepite per l'esportazione negli Stati Uniti d'America e per superarne i severi crash test, anche se poi non vi vennero esportate.
La rigidità torsionale della scoperta è inferiore di circa il 60% rispetto a quella dell'Alfa Romeo GTV; rimane comunque elevato lo standard di sicurezza passiva portata da sistemi a deformazione controllata e scatolati (sia avanti che dietro), longheroni rinforzati, montante anteriore ad alta resistenza concepito per ovviare ai rollbar. Come dotazione interne per la sicurezza troviamo doppio dispositivo airbag, cinture con pretensionatori, portiere con barre anti intrusione e sistema anti incendio FPS.
Per favorire il ripartimento dei pesi il cofano è stato realizzato in vetroresina, il serbatoio è posto esattamente sull'asse delle ruote posteriori, la ruota di scorta si ancora in verticale sulla lamiera che va a pesare sul retrotreno.

Gli interni, condivisi con la GTV, adottavano sulle prime serie plastiche di buona qualità ma penalizzate dalla scarsa cura degli assemblaggi. Con il primo importante restyling del 98 dove gli interni sono stati ridisegnati, anche le plastiche sono state sostituite. Le uniche differenze rispetto al GTV riguardavano il trattamento che subivano alcune plastiche della zona superiore dell'abitacolo per evitare eventuali danni causati dall'acqua. Il disegno della plancia centrale risultava molto moderno per l'epoca: i tre diffusori dell'impianto di climatizzazione erano di forma circolare ed erano posizionati verso la zona centrale-superiore; al di sotto di essi vi era la strumentazione accessoria composta da tre quadranti orientati verso il guidatore e, ulteriormente più in basso, i comandi del clima manuale o automatico e l'impianto stereo a cassette (in seguito a CD con navigatore GPS integrato a richiesta).

Il Progetto 916 venne prodotto dal debutto fino al 2000 presso lo stabilimento lombardo di Arese (Milano) di proprietà dell'Alfa Romeo fino a quando a causa della crisi di fine anni 2000 che investì tutto il gruppo Fiat, l'impianto venne chiuso e la Spider insieme alla sorella GTV vennero spostate presso gli impianti di San Giorgio Canavese (entrambi a Torino) di proprietà della Pininfarina[3] (già autore della linea dei 916). I modelli assemblati a Torino vennero lievemente aggiornati nell'estetica grazie all'aggiunta sulla fiancata del classico logo Disegno Pininfarina del carrozzerie torinese. La produzione dei 916 terminò ufficialmente nel 2005 dopo oltre 90.000 vetture assemblate.

La Spider subì due aggiornamenti nel corso dei suoi oltre 10 anni di produzione.

Restyling 1998
A tre anni dal debutto la Spider venne lievemente ristilizzata soprattutto negli interni dove debutta una nuova console dotata di inserti in plastica che imitano l'alluminio e un nuovo impianto di audio e navigazione denominato Connect, caratterizzato dal navigatore satellitare dotato di schermo a cristalli liquidi a pittogrammi con mappe pre-caricate su CD. Ridisegnati numerosi vani portaoggetti, ora più capienti, e migliorata l'efficienza del climatizzatore, ora disponibile anche in versione automatica. L'impianto frenante venne potenziato grazie all'introduzione di serie del ABS e dell'EBD, la sicurezza venne incrementata dalla presenza dei doppi airbag frontali e dal nuovo servosterzo idraulico che indurisce la manovrabilità dello sterzo alle alte velocità. Migliorata la qualità degli assemblaggi.
L'estetica venne migliorata dalla presenza di nuove prese d'aria frontali e laterali e dal nuovo scudetto con cornici cromate. Tra gli optional era disponibile un kit sportivo che introduceva gli spoiler frontali e laterali per migliorare l'aerodinamica del veicolo e nuove rifiniture interne all'abitacolo.

Restyling 2003
Il secondo e ultimo aggiornamento debuttò al Salone dell'auto di Ginevra nel marzo 2003 in cui Pininfarina modificò la zona frontale dell'auto, caratterizzata da una fanaleria circolare e uno scudetto di dimensioni maggiori. I nuovi fari garantivano una potenza superiore rispetto al passato ed era disponibile anche l'impianto allo xeno. Il telaio subì alcuni aggiornamenti alle sospensioni (ancora più rigide e sportive) e venne introdotto il controllo della trazione ASR di serie per i motori 2.0 JTS e 3.2 V6 mentre era a pagamento per il 2.0 T.S..

Monospider
Nel 1997 venne ideata una versione denominata Monospider. L'idea era quella di crearne un campionato monomarca come il "Gtv Cup" o di produrla in serie limitata a 500 esemplari. Si tratta di un' Alfa Romeo Spider, priva dei montanti anteriori e conseguentemente del parabrezza, si è aggiunto un rollbar come nelle monoposto da competizione, è assente il tetto ripiegabile e i sedili sono ti tipo da competizione con cinture a quattro punti. Diversi erano anche il sottoparaurti, le minigonne e posteriormente presenta un paraurti diverso con estrattore d'aria. Il propulsore dedicato era il 3.0 V6 24v portato a 230 cavalli. La velocità massima era di 252 km/h ed il 0-100 portato a 6.5 secondi.

Motorizzazioni
Le motorizzazioni al debutto erano due: il 2,0 litri aspirato Twin Spark, 150 cavalli ed il 3.0 V6 12 valvole da 192 cavalli. Diversamente dalla Gtv si optò per il 3.0 V6 in quanto essendo più docile rispetto al V6 Turbo si addiceva di più alle caratteristiche della scoperta. Ciò nonostante le prestazioni erano di rilievo, velocità massima di 225 km/h ed un 0-100 coperto in 7.3 secondi. Verso la metà del 1998 arrivarono nuove motorizzazioni: il 1.8 TS da 144 cavalli, mentre la 2.0 TS con variatore di fase, si portò a 155 cavalli.
Venne introdotto anche il pluripremiato 6 cilindri 2.0 turbo in versione da 202 cavalli, in sostituzione del 3.0 V6. Questo propulsore era sovralimentato da turbina Garrett T25 con dispositivo overboost, che consente di incrementare rispetto al valore dichiarato potenza e coppia motrice (fino ad oltre 230 cavalli) per un intervallo di tempo regolato dalla centralina, fornendo così una forte accelerazione extra e di avere degli spunti (non tanto da ferma per ovvia questione di turbo lag e trazione) tra i regimi di 4000 e 6000 giri al minuto davvero notevoli, paragonabili ad auto di cavalleria molto più elevata. Tale prerogativa del V6 Turbo fu studiata dalla casa per avere una elevata riserva di potenza in caso di sorpassi ed altre situazioni di emergenza (come si legge anche sul libretto in dotazione). Nel 1999 divenne la volta del 3.0 V6 24v da 218 cavalli. La velocità massima era di 233 km/h e l'accelerazioe da 0 a 100 km/h coperta in 6.8 secondi. Nel 2003 venne introdotto il 3.2 V6 ed il 2.0 JTS con omologazione Euro 4). È stato uno dei primi propulsori ad iniezione diretta di benzina high-precision messa a punto dalla Bosch ad entrare nei cofani di un'Alfa Romeo. Derivato dalla precedente unità Twin Spark questo rinnovato 1.979 cm³ disponeva di 165 cavalli e di una coppia massima di 206 N·m erogati a 3.250 giri/min. Migliori le prestazioni, garantendo lo stesso consumo di benzina della precedente versione TS. Il cambio manuale era a 5 rapporti. Il 3.2 V6 24 valvole è lo stesso che permette alla Gtv di divenire l'Alfa Romeo stradale più veloce con i suoi 255km/h prima del debutto della 8C Competizione. Nella versione Spider permette una velocità massima di 242 km/h, consentendo un 0-100 in 6.3 secondi e di coprire il chilometro da fermo in 25.8 secondi.

martedì 24 febbraio 2015

MITO



L'Alfa Romeo MiTo è un'automobile prodotta dalla casa automobilistica italiana Alfa Romeo dal 2008 nello stabilimento di Mirafiori (Torino). Il nome MiTo è stato assegnato dall'azienda al progetto Junior, il cui codice di fabbrica è ZAR 955.
La MiTo è una vettura compatta a due volumi basata sul nuovo pianale modulare "Small" debuttato nel 2005 con la Fiat Grande Punto, con la quale condivide alcuni motori, fra i quali il 1.4 T-jet benzina da 155 cavalli della versione Abarth, anche se il risultato complessivo è stato differenziato grazie al design frutto del Centro Stile Alfa Romeo di Arese, chiaramente ispirato alla 8C Competizione. Questo modello, a trazione anteriore, si posiziona nel segmento di mercato B premium.
L'auto ha vinto alcuni premi fra cui l'Auto d'Europa 2009, assegnato dall'UIGA e il premio Auto più bella del 2008 eletta dai lettori de la Repubblica.

L'impronta stilistica decisamente sportiva, è caratterizzata da una linea aggressiva e pronunciata nelle forme che viene addolcita dall'espressione "socievole" dei gruppi ottici anteriori di forma circolare che richiamano la fuoriserie "8C" di casa Alfa Romeo, come anche la scelta del colore rosso al momento delle foto ufficiali; il lunotto perde il classico disegno a V presente nelle ultime berline compatte Alfa Romeo come le Alfa 147 e Alfa 145 per adottare una nuova linea molto tesa, che segue le bombature della porta bagagliaio.
I gruppi ottici posteriori sono racchiusi in un disegno perfettamente circolare, anche questo elemento è molto distintivo, poiché la MiTo nasce in un periodo dove la ricerca stilistica dei fanali delle automobili porta a forme sempre più complesse e geometricamente indefinite (motivo principale di questa tendenza stilistica è l'inizio dell'utilizzo del policarbonato al posto del classico vetro, questo permette non solo trasparenze maggiori, ma anche la possibilità di produrre forme più complesse). La tecnologia di illuminazione posteriore è a LED con al centro il gruppo frecce (anch'esso ripreso dalla 8C), mentre il fanale della retromarcia è posto sotto il paraurti posteriore (come sulla Fiat Grande Punto).
Sia i gruppi ottici anteriori che posteriori sono caratterizzati da una cornice, che può avere trattamenti di rivestimento e colori di vario tipo (sostituibili a piacere, per sottolineare l'idea di personalizzazione della MiTo), che insieme alla mascherina anteriore molto grande sono forti elementi caratterizzanti la vettura stessa. Un'altra testimonianza della ricerca stilistica e strutturale decisamente orientata verso la sportività è la particolarità delle portiere di essere prive di montanti, lasciando il finestrino laterale libero, come in una cabriolet.
Sin dal 14 marzo 2008 sono stati dichiarati da parte della casa produttrice i dati tecnici ufficiali della piccola compatta di Arese: la vettura è dotata di 3 porte e 4 o 5 posti, la lunghezza è di 4,06 metri, l'altezza di 1,44 metri, la larghezza di 1,72 e il passo di 2,51 metri. Molta attenzione è stata data anche al reparto assetto, con sospensioni contrattive (configurate come MacPherson all'avantreno e ponte torcente al retrotreno) e il nuovo controllo di stabilità VDC che è di serie su tutta la gamma, oltre al nuovo dispositivo denominato Alfa DNA[4]. A partire da dicembre 2009, sulla motorizzazione 1.4 Multiair da 170cv, disponibile unicamente in allestimento "Quadrifoglio Verde", sono disponibili le sospensioni a controllo elettronico "Dynamic Suspension" progettate da Magneti Marelli. Queste sono integrate con gli altri dispositivi elettronici quali il VDC e l'Alfa DNA.

Per la realizzazione di questa vettura il pianale FGA Small è stato aggiornato al fine di ridurre il peso della carcassa e migliorare la predisposizione dello stesso ad un nuovo sistema sospensivo. Sebbene siano stati applicati rilevanti interventi all'architettura della vettura le modifiche dimensionali al sotto-scocca rimangono pressoché invariate, la vettura risulta 30mm più lunga della sorella Punto e il passo rimane identico. Le modifiche più rilevanti avvengono sulla carcassa vera e propria della vettura che viene realizzata con il 16% di nuovi materiali, in particolari acciai alto-resistenziali (HSS) che beneficia di una riduzione del peso del 9%.

Motorizzazioni
La vettura è dotata di due motorizzazioni benzina aspirate con distribuzione a 16V e due 1.4 sovralimentate, 2 turbodiesel della famiglia Multijet e un motore alimentato a gas dotato di turbocompressore. La motorizzazione Fire 1,4 litri 16V da 78 cavalli è stata creata tramite un blocco alla centralina; questo per andare incontro alle leggi per i neopatentati che sarebbero dovute entrare in vigore dal 2010. Il 1.4 TB (Turbo Benzina) nella versione da 155 cavalli è lo stesso della Abarth Grande Punto e, come la sorella Abarth, dispone della funzione di overboost, grazie alla quale la coppia massima passa da 206 N·m a 230 N·m e scende da 5000 giri/min a 3000 giri/min. Da fine 2008 è disponibile in Italia anche la versione depotenziata a 120 cavalli che garantisce dei costi di esercizio leggermente minori rispetto alla 155 cavalli.
Alla fine del 2009 sono entrate in listino altre due nuove unità, fra le quali i nuovi motori benzina Multiair (prima auto del gruppo Fiat a montarli) 1.4 16V aspirato da 105 cavalli e turbocompresso da 135 cavalli in grado di ridurre del 10% le emissioni nocive e di circa il 10% i consumi, mentre la risposta a basso regime migliora dal 20 al 35%; nel dicembre 2009 è stato introdotto l'allestimento Quadrifoglio Verde disponibile unicamente con la motorizzazione 1.4 Turbobenzina MultiAir da 170 cv. Dal 2010 il motore 1.4 MultiAir Turbo da 135 cavalli è disponibile anche accoppiato al cambio robotizzato doppia frizione.
La gamma di propulsori alimentati a gasolio è composta dal compatto 1.3 JTDm 16V da 90 cavalli Euro 4 abbinato al filtro attivo antiparticolato e ad un cambio manuale a 6 rapporti ed è in grado di emettere 119 grammi di anidride carbonica al km. Accanto al 1.3 è stato affiancato il più grande 1.6 JTDm con 120 cavalli omologato Euro 5 grazie al filtro DPF di serie che garantisce prestazioni più sportive rispetto al 90 cavalli e costi di esercizio ridotti. A novembre 2009 ha esordito anche la 1.3 diesel 95 cavalli con iniezione common rail di terza generazione JTDm-2 che permette di eseguire fino a otto iniezioni di diesel per ciclo riducendo ulteriormente i consumi e le emissioni di anidride carbonica fino a 112 g/km, rientrando così nelle restrittive norme Euro 5.
Nell'ottobre del 2009 l'Alfa Romeo ha posto in vendita la MiTo Turbo GPL equipaggiata con il motore 1.4 T-jet da 120 cavalli in grado di funzionare sia a benzina che a gas; la bombola del GPL di tipo toroidale è stata collocata nel pianale posteriore al posto della ruota di scorta. L'impianto realizzato in collaborazione con la Landi Renzo è stato omologato dall'Alfa Romeo in modo da ottenere il massimo dei contributi governativi in vigore durante il 2009 grazie alle emissioni contenute in 131 grammi al km di CO2. Le prestazioni dichiarate parlano di scatto da 0 a 100 km/h rilevato in 8,8 secondi e di velocità massima pari a 198 km/h.

Nel 2013, a maggio, viene presentato un leggero restyling estetico. Per prima cosa la cornice dello scudetto Alfa sarà impreziosito da una cromatura e debuttano di serie per tutta la gamma i gruppi ottici bruniti, finora disponibili solo sulla Quadrifoglio Verde.
Gli interni subiranno leggere modifiche, con l' arrivo di nuovi rivestimenti per i sedili e pannelli porta, nuovi colori per la plancia e avranno anche la consolle nera. Debutta anche il sistema di infotainment Uconnect, con un touch-screen da 5 pollici. Sarà disponibile sia come autoradio che come autoradio e navigatore satellitare.
In ambito motoristico, debutta il nuovo 0.9 TwinAir da 105 CV, omologato Euro 6 che sostituisce i motori 1.4 MultiAir da 105 CV e il TwinAir da 86 CV, mentre il 1.3 JTDm da 85 CV presente già dal 2012 prende il posto della versione da 95 CV.
Con la Mito esordisce una tecnologia inedita, senza precedenti in vetture di queste dimensioni: il sistema Alfa Romeo DNA, attivabile tramite un manettino posto sulla plancia centrale. Nel modello Quadrifoglio Verde da 170 cavalli, diversamente dagli altri modelli, il DNA è in grado di modificare anche la risposta delle sospensioni.

Il prototipo MiTo GTA
Al salone internazionale dell'auto di Ginevra del 2009, l'Alfa Romeo ha presentato un concept della futura versione GTA (Gran Turismo Alleggerita).[10] Si tratta di una vettura pensata per le competizioni, omologata per due persone, il cui spazio posteriore è stato svuotato allo scopo di alleggerire il veicolo. Dotata di sedili racing e di un sottoscocca carenato, la "MiTo GTA" è mossa da un propulsore quadricilindrico in linea di 1.742 cm³ a iniezione diretta e doppio variatore di fase continuo, per il quale viene dichiarata una potenza di 240 cavalli. L'assetto sportivo della vettura è stato rivisto mediante l'abbassamento di 20 mm del baricentro, l'adozione di sospensioni attive con bracci in alluminio e sistema Sky-Hook, oltre all'inserimento di vari elementi aerodinamici in fibra di carbonio.
Le novità stilistiche sono molteplici, sia negli interni che negli esterni. Il frontale è fortemente caratterizzato dall'ampia presa d'aria inferiore, tagliata dallo scudetto, il quale, a differenza della versione di serie, ha un disegno molto più appuntito interamente incorniciato da un profilo cromato e non ingloba il logo della casa produttrice che invece è posto sul cofano. La vettura viene presentata insieme ad una pietra miliare dell'automobilismo sportivo, una Giulia GTA 1.300 Junior; proprio dalla famiglia "Giulia" (in particolare dalla Giulia Tubolare Zagato) e dalle altre Alfa del passato vengono presi anche alcuni particolari stilistici ed aerodinamici, come l'alettone frontale ai piedi del parabrezza dal lato del guidatore.
Il modello presentato al salone era dotato di cerchi in lega da 19" con un inedito disegno di impronta sportiva. La fiancata presenta un profilo molto fedele al modello originale, mantenendo quindi i grandi passaruota bombati, accentuati dalle minigonne; il frontale è caratterizzato invece da un inedito foro anteriore per l'aria, ispirato a quello della 8C. Nel posteriore sono ben visibili gli scarichi inglobati nell'estrattore dell'aria, che, a differenza della MiTo di serie, sono accoppiati al centro e quindi facente parte del paraurti. Il silenziatore degli scarichi e la posizione dello stesso sono stati modificati al fine di non andare a intaccare la funzione dell'estrattore.
La concept car presentata al salone era di colore bianco perlaceo con particolari (cornice fari e specchietti) nero opaco, come il tettuccio. Gli interni sono determinati da un ambiente in linea con la sportività della vettura. Il volante è inedito a 3 razze, prevalgono profili determinati da linee in forte contrasto cromatico con l'abitacolo. L'eleganza mescolata alla sportività che caratterizza la vettura di serie viene abbandonata e viene adottata un'espressione puramente sportiva, pur mantenendo lo stesso disegno, i materiali e soprattutto i particolari differiscono notevolmente. I colori che caratterizzano l'abitacolo sono il grigio chiaro e il rosso, distribuiti con linee dinamiche e sottili su una plancia grigio scuro con inserti in tessuto grigi, le bocchette dell'aria, i sedili e altri particolari della plancia, dei comandi e del cruscotto sono stati completamente ridisegnati. Il concept, in occasione della manifestazione al My Special Car Show di Rimini, vince il premio "Auto Europa Tuner 2009".

Mito veloce
Al salone dell'auto di Amsterdam (AutoRAI) nel marzo 2009 L'Alfa Romeo presenta la MiTo Veloce, dotata di una versione da 180 cavalli del 1.4 T-Jet e un allestimento particolarmente sportivo. La vettura è stata presentata in colore rosso con elementi bianchi, ed è stimata un'accelerazione da 0-100 è di circa 7,5 s. La MiTo Veloce è destinata solo al mercato olandese in edizione limitata.

I nomi del progetto 955
Il progetto, tecnicamente chiamato ZAR 955 , già al suo lancio è stato denominato anche Junior, nome scelto per far capire subito la tipologia di auto. Il nome Junior è stato subito ben accolto dagli alfisti. Anche se dichiarato non ufficiale, tale nome ha accompagnato la vettura per tutto il suo periodo pre produttivo, anche dopo il concorso Alfanaming. I vertici Alfa Romeo non hanno però adottato questa denominazione poiché avrebbe in qualche modo sminuito l'immagine dell'autovettura.
Il concorso Alfanaming ha partorito il nome Furiosa, vincitore della selezione, il nome però non è piaciuto ai vertici della casa milanese che lo ha scartato appena il concorso si è concluso[16].
Dopo la bocciatura del nome Furiosa il Progetto 955 ha continuato a chiamarsi Junior fino al comunicato ufficiale, divulgato da Quattroruote il 13 marzo 2008, del nuovo nome MiTo (inizialmente con un punto a separare le due sigle di provincia, Mi.To, poi eliminato dal marketing di Alfa Romeo con la scelta del logo definitivo).
Con questo nome oltre a giocare al doppio significato della parola Mito si è voluto rendere omaggio all'Asse Milano-Torino dal quale è nato questo nuovo progetto, dove Milano rappresenta l'Alfa Romeo e Torino rappresenta la produzione del Lingotto. Nei paesi francofoni il nome "Mito" fa assonanza con la parola "mytho" sinonimo di "mythomane".

Strategie di marketing
Il Progetto Junior, o 955, ovvero l'Alfa MiTo, è stato rivoluzionario per la casa lombarda, non solo per le soluzioni tecnologiche e stilistiche ma soprattutto per il settore che la nuova piccola Alfa Romeo è andata ad occupare, infatti prima della produzione di questa automobile la casa non si era mai dedicata alle autovetture di segmento B; questo modello quindi è stato reso necessario dalle nuove richieste di mercato aperto dalla strategia adottata dalla concorrente BMW con la Mini; per questi motivi del Progetto Junior se ne iniziò a sentir parlare improvvisamente, scombussolando le aspettative e i tempi sulle future berline e ammiraglie attese dalla casa del biscione.
Il progetto, nato nel 2006, prese piede commercialmente nel 2007 con una serie di eventi molto particolari; la strategia pubblicitaria, come è stato fatto con la nuova Fiat Bravo, è stata totalmente affidata al web inizialmente con il blog progetto995.it[18]; successivamente con un concorso online (chiamato Alfanaming), pubblicizzato nel mondo tramite riviste di automobilismo come: Quattroruote per l'Italia, Auto Motor und Sport per la Germania, Autopista per la Spagna, Automobile Magazine per la Francia, Top Gear per la Gran Bretagna e Car Graphic per il Giappone è stato possibile, previa registrazione, suggerire un nome per la nuova piccola Alfa Romeo, partecipando così ad un concorso che regalava al vincitore una Alfa Romeo Spider, all'esito del quale è risultato vincente il nome "Furiosa", nome che però non è stato ritenuto convincente dal management Alfa.
L'Alfa Junior era attesa per il salone dell'automobile di Ginevra 2008, al quale non si presentò, svelandosi al pubblico solamente tramite il web il giorno 14 marzo 2008 direttamente col nome MiTo, mentre per quanto riguarda la sua presentazione dal vivo è stata scelta la data del 18 marzo con l'esposizione di alcuni esemplari di pre-produzione presso i concessionari Alfa Romeo di Balocco. La sua presentazione ufficiale alla stampa è avvenuta invece nel mese di giugno 2008, mentre per la commercializzazione venne scelto il mese di luglio.
Dal 17 marzo 2008 è stato aperto in internet il blog ufficiale con al suo interno la particolare novità (chiamata "Meet MiTo") che permette ai visitatori del centro stile Alfa Romeo che hanno visto i modelli pre-serie dal vivo, di mettere in condivisione materiale informativo (foto, video, descrizioni e commenti) agli utenti che non hanno avuto questa possibilità.
L'Alfa Romeo in relazione al progetto ha scelto nuovi canali di comunicazione pubblicitaria, adeguati alla fascia d'età cui la MiTo è rivolta. È infatti possibile trovare banner pubblicitari della MiTo (ispirati allo spot televisivo) in vari videogiochi fra i quali Need for Speed: Undercover, Pro Evolution Soccer 2009 e Saints Row 2.
La pubblicità televisiva (identica alla versione web) consiste in una narrazione di vari eventi quotidiani, espressi unicamente tramite una comunicazione visiva per mezzo di un cubo virtuale girevole contenente icone e simboli, che includono o rimandano alla MiTo e all'utilizzo di essa. Inoltre la targa in possesso del veicolo è MI 000 TO, in cui le sigle di Milano e Torino, unite, formano la parola MITO. La base sonora è la canzone Technologic dei Daft Punk.
Sul sito internet la pubblicità può essere personalizzata tramite l'iniziativa Alfamitoclip, creando a piacere la propria "storia", ed è possibile anche inserire degli effetti audio brevi da abbinare alle icone. Una volta finita la narrazione si può proporre il proprio lavoro come pubblicità da trasmettere in televisione[20] La grafica pubblicitaria è molto artistica, su sfondo nero con icone e silhouette bianche o simboli e figure colorate, e rimanda al messaggio di personalizzazione della Alfa Romeo Mito, e conduce ad un'interattività da parte dell'utente al fine di acquisire affinità con il nuovo slogan della casa dedicato alla vettura: MiTo: My Alfa Romeo e rimarca il forte carattere giovanile dell'auto.


domenica 22 febbraio 2015

GTV/SPIDER



L'Alfa Romeo GTV (Gran Turismo Veloce), codice progetto 916, è un'autovettura sportiva con carrozzeria coupé 2+2, prodotta dalla casa automobilistica italiana Alfa Romeo dal 1995 al 2005. La GTV viene anche chiamata GTV 916 (dal medesimo numero di progetto che ha dato vita alla coupé) per distinguerla dalle omonime antenate. Fu disegnata da Enrico Fumia per il centro stile Pininfarina. Presentata al Salone di Ginevra 1994, insieme alla versione Spider, fa parte di un progetto parallelo e differenziato, da cui derivano due modelli separati. Le linee stilistiche sono dettate dalla concept Proteo, il quale prevedeva però un unico modello in versione Coupé-Cabriolet anziché due distinti. Il modello venne sostituito nel 2005 dalla Brera.
È stata l'ultima vettura a marchio Alfa Romeo assemblata nello storico stabilimento di Arese, infatti nel 2000 la produzione è stata trasferita presso le linee degli stabilimenti Pininfarina di San Giorgio Canavese. Nell'arco dei circa 10 anni di produzione ha subito 3 restyling.

Le linee della Gtv nascono dalla collaborazione tra il Centro Stile Alfa Romeo ed il Centro Stile Pininfarina. Il designer Enrico Fumia prese forte ispirazione dal prototipo disegnato nel 1991 da Walter De Silva denominato "164 Proteo". Il frontale è aggressivo, dato dalla larghezza e da un cofano importante, esaltato dalle tradizionali nervature a V che partono dal tipico scudetto Alfa Romeo. La linea è a cuneo e profonde scalfature caratterizzano le fiancate. Le carreggiate sono ampie così come i parafanghi; posteriormente è caratterizzata dalla "coda tronca", un richiamo alle supersportive del passato ma che allo stesso tempo ha la funzione di limitare i vortici d'aria.
Per quanto riguarda gli interni, tachimetro e contagiri sono inglobati nelle cornici "a cannocchiale", così come gli indicatori secondari posti nel mobiletto centrale. La posizione di guida è tipicamente sportiva con volante in pelle regolabile in altezza e profondità. La selleria e gli inserti sono in pelle (sulle versioni dove prevista di serie od optional). L'abitabilità anteriore era piuttosto buona per una coupé mentre lo spazio posteriore è limitato, pur presentando dei sedili con poggiatesta. La conformazione data da una serie di soluzioni tecniche limita lo spazio tra sedili posteriori ed il bagagliaio; quest'ultimo possiede un volume pari a 155 litri Il serbatoio contiene fino a 74 litri di carburante.

Il telaio è caratterizzato da un'elevata rigidità torsionale che al momento della presentazione era da primato. Questo fattore dona un elevato livello di sicurezza passiva; a ciò contribuiscono leghe di alluminio e magnesio per i componenti della struttura ed il largo uso di acciai altorisistenziali. Ad accentuare la protezione dei passeggeri troviamo sistemi a deformazione controllata, un abitacolo "indeformabile" inteso come cellula di sopravvivenza e scatolati ad assorbimento prestabilito sia avanti che dietro. I longheroni sono di dimensioni importanti ed i montanti sono ad alta resistenza, quello anteriore è stato addirittura concepito per ovviare ai rollbar sulla versione Spider. Sia la Gtv che la Spider furono concepite e realizzate per l'esportazione negli U.S.A. e per superarne i severi crash-test, anche se non sono state vendute dalla catena di vendita uffciale in tale nazione
Come dotazione a livello di sicurezza passiva troviamo sin dalla presentazione il doppio dispositivo airbag, cinture con pretensionatori, portiere con barre anti intrusione e sistema anti incendio FPS. Il serbatoio carburante in metallo è posto dietro ai sedili posteriori. .
Per favorire il ripartimento dei pesi, il cofano è stato realizzato in vetroresina, la batteria ed il serbatoio sono posti esattamente sull'asse delle ruote posteriori, la ruota di scorta si ancora in verticale sulla lamiera che va a pesare sul retrotreno ed il centro geometrico fra le quattro ruote è sulla stessa ordinata del baricentro del guidatore.

Posteriormente, sulla Gtv si è utilizzato per la prima volta il procedimento di thixocasting per la produzione del telaietto supplementare in lega leggera, presentando un retrotreno attivo su telaio ausiliario in alluminio autoportante ed autosterzante e sospensioni posteriori a cinque bracci multipli (schema Multilink). Anteriormente le sospensioni sono di tipo MacPherson evoluto.

La prima serie montava pneumatici 195 mm su cerchi da 15" e 205/55 su cerchi da 16". Dal 1998 in versione base montavano la misura 205/55 R16 oppure 225/45 ZR 17 L'impianto frenante è composto da dischi sulle quattro ruote, (gli anteriori autoventilanti) assistiti da ABS e, dal 1998, con taratura sportiva e ripartitore di frenata. Le versioni V6 e Cup sono dotate di pinze Brembo a 4 pistoncini e dischi anteriori da 305 X 28 mm.

Le motorizzazioni al debutto erano due: il 2,0 litri aspirato Twin Spark, 150 cavalli ed il 2.0 cm³ TB Busso 6 cilindri a V da 202 cavalli, con distribuzione a due valvole per cilindro sovralimentato da turbina Garrett T25 con dispositivo overboost che consente di incrementare potenza (fino ad oltre 230 cavalli) e coppia motrice per un intervallo di tempo regolato dalla centralina, fornendo così una forte accelerazione extra. Questa particolarità (già vista sulla 164) permette di avere degli spunti notevoli tra i regimi di 4000 e 6000 giri al minuto. Poco nota è la serie speciale limitata del V6 Turbo, realizzata in circa 100 esemplari, da 235 cavalli ed una velocità massima di oltre 248km/h.

Nel 1997 in concomitanza con un leggero restyling che preannunciava a livello tecnico quello del 1998, è stato affiancato anche il 3.0 V6 Busso 24 valvole da 220 cavalli.
Nel 1998 vennero aggiunte nuove motorizzazioni: il 1.8 TS da 144 cavalli, il 2.0 TS con variatore di fase, si portò a 155 cavalli, il 3.0 V6 24v 225 cavalli e successivamente in versione Euro 3 con 218 cavalli. Nel 2003 arrivarono la versione 3.2 del V6 da 240 cavalli ed il nuovo 2.0 JTS da 165 cavalli Euro 4, ad iniezione diretta di benzina.

AGGIORNAMENTI 
1998
Il primo importante aggiornamento nel 1998 portò numerose migliorie sotto tutti i profili[9]. Internamente vennero utilizzati materiali di qualità più elevata, la plancia fu completamente ridisegnata, la strumentazione principale rivista in qualche dettaglio ed adottando la colorazione alluminio per i cannocchiali degli strumenti, i comandi accessori sul lato strumentazione centrale anch'essi furono ridisegnati. Furono sostituite le bocchette d'aerazione, venne creato un mobiletto tunnel centrale con nuovi comandi, un bracciolo con vano porta oggetti integrato ed altro. In generale ci fu una rivisitazione della maggior parte dei comandi, taluni ripresi dall'ammiraglia di casa l'Alfa 166. La selleria fu ridisegnata ed inoltre furono introdotte numerose personalizzazioni degli interni con vari colori del pellame (nero, beige, bianco, blu, rosso, marrone) ed inoltre due pacchetti di abbinamento cromatico tra selleria e rivestimenti di pannelli e plancia denominati "red style" e "blue style". Il bagagliaio è stato leggermente ampliato e rivestito internamente con materiali più ricercati.
Con questo aggiornamento vennero aggiunti alcuni accessori: climatizzatore automatico (lo stesso della 156), autoradio Hi-Fi con navigatore satellitare a pittogrammi, sedili elettrici riscaldabili ed altro. Dal punto di vista tecnico vennero ulteriormente migliorate le sospensioni, venne installato un ABS di ultima generazione con ripartitore di frenata (EBD), su alcuni modelli si è presentato persino il servosterzo ad assistenza variabile in base alla velocità, inoltre vennero rinnovati vari componenti elettronici, rivisto tutto l'impianto elettrico, oltre a varie rivisitazioni della meccanica. Esteticamente venne adottata la mascherina cromata sul cofano, nuove vernici multistrato, nonché le carenature inferiori in tinta e vennero ampliati i passaruota per poter ospitare cerchioni di nuovo design dalle dimensioni più generose.
Con questo restyling la Gtv aveva in catalogo nuove versioni con le motorizzazioni 1.8 Twin Spark da 144cv, il 2.0 Twin Spark con variatore di fase da 155cv, il 2.0 V6 Turbo in allestimento denominato "Lusso" da 205 CV (più overboost) ed il 3.0 V6 24v da 218 cavalli. Si presentò anche la possibilità di montare un kit estetico creato appositamente per la GTV dall'azienda tedesca Zender in collaborazione con il Centro Stile Alfa Romeo, che permetteva di migliorare le doti aerodinamiche della vettura. Tale kit aerodinamico era composto da uno Spoiler posteriore che ne aumentava la deportanza e ne favoriva la velocità, minigonne profilate e due tipi di spoiler anteriore (uno più profilato ed aggressivo, l'altro poco vistoso offerto di serie in un secondo momento per le 3.0 e 3.2 V6). Si aggiunse anche la possibilità di montare degli estrattori d'aria dietro al parafango anteriore. Il kit era di serie solo per gli allestimenti Cup. In questo modalità, in abbinamento alle gommature 225/46 ZR 17 la velocità massima dichiarata viene incrementata dai 6 ai 10 km/h. La Gtv 3.0 V6 24v 6m con kit aerodinamico Cup viene dichiarata per 250 km/h.

2003
Nel 2003 venne introdotto un ulteriore aggiornamento che non fu molto rilevante come quello precedente, ma presentava in particolare un più cospicuo restyling nel frontale[10], facendo creare da Pininfarina uno scudetto anteriore più grande che andava a richiamare i più recenti stilemi della casa del biscione. Internamente si trova qualche modifica: illuminazione rossa per comandi e strumentazione, tachimetro con fondoscala a 280 km/h (2.0 JTS e 3.2) abbassamento della seduta anteriore di un centimetro, leggera ristilizzazione dei rivestimenti della selleria e qualche particolare cromatico preso da alcune serie "speciali" del periodo 1998-2003. Venne anche adottato il controllo della trazione (ASR) per evitare slittamenti in accelerazione, specie per i modelli più prestazionali. Le nuove motorizzazioni erano il 2.0 16V JTS ad iniezione diretta di benzina Euro 4 165 cavalli, ed il 3.2 V6 24V da 240 cavalli. Con quest'ultima motorizzazione e grazie all'aerokit (di serie labbro anteriore e spoiler posteriore facoltativo senza sovrapprezzo) la GTV venne dichiarata al Salone di Ginevra del 2003, come l'Alfa stradale di serie più veloce con i suoi 255 km/h. Tale primato lo mantenne fino alla commercializzazione della Alfa Romeo 8C Competizione.

Campionato "Gtv CUP"
Nel 1999 l'Alfa Romeo diede vita al campionato monomarca denominato GTV Cup. A tale competizione potevano iscriversi esclusivamente i possessori delle versioni V6 Bussoturbo o aspirate, anche se in particolar modo la casa permetteva di comprare una versione già preparata per uso agonistico e riconvertibile all'uso stradale della neonata 3.0 V6 24 valvole. Questa versione presentava kit aerodinamico completo, una leggera rivisitazione della centralina per portare la potenza a 230 cavalli, sospensioni irrigidite con kit di ammortizzatori e molle sportive ed il peso portato a soli 1215 Kg. L'accelerazione da 0 a 100 km/h così scende a 5,4 secondi e la velocità massima è di oltre 260 km/h. Da qui vennero anche messe in vendita le versioni celebrative stradali in numero limitato denominate appunto Cup. Per il mercato italiano si decise per la 2.0 T.S. mentre per il mercato estero venne scelta la 3.0 V6 24V (circa 200 esemplari furono prenotate in Gran Bretagna). Tali versioni erano caratterizzate dalla sola presenza del kit aerodinamico Zender di serie, dai cerchi da 17" a 5 fori e da un allestimento particolare degli interni e per la 2.0 aspirata anche il beneficio di poter avere l'impianto frenante Brembo.

IL MODELLO SPIDER
Dal 1995 al 2006 la Spider dell'Alfa Romeo è la versione cabriolet dell'Alfa Romeo GTV. Tuttavia, pur essendo completamente derivata dal coupé e anch'essa frutto del Progetto 916, l'Alfa Romeo Spider viene spesso considerata un modello differente a causa della denominazione scelta dalla casa madre che la considera come l'erede del modello Spider Duetto. Le scoperta è una 2 posti secchi mentre la coupé è una 2+2. Differisce anche la coda ed alcune soluzioni per il ripartimento dei pesi.

venerdì 20 febbraio 2015

GT



L’Alfa Romeo GT (acronimo di Gran Turismo) è una automobile con carrozzeria coupé gran turismo prodotta dalla casa automobilistica italiana Alfa Romeo.
Presentata nel 2003, è stata concepita come l'erede ideale delle storiche GT tre volumi del marchio, quali la Alfa Romeo Giulia Granturismo. Entrambe le macchine sono nate - a distanza di quarant'anni - dalla matita di Bertone.
L'auto è stata assemblata presso gli stabilimenti di Pomigliano d'Arco (Napoli), la produzione per l'Italia è terminata nel 2010, mentre alcune scocche per i mercati esteri hanno terminato di essere completate fino all'anno successivo.
La linea della GT venne svelata nel marzo 2003 al Salone dell'automobile di Ginevra per poi debuttare sul mercato italiano verso la fine dello stesso anno.
Per questo modello l'Alfa Romeo ha utilizzato la base, già estremamente collaudata, della 156, la linea è [4] invece frutto del Centro Stile Bertone. Il disegno del frontale, soprattutto nei gruppi ottici e il cruscotto, ricorda la 147 mentre nella coda viene adottata una soluzione inedita per una coupé: il portellone che permette di avere un bagagliaio di dimensioni davvero notevoli vista anche la categoria della vettura. Ereditati da tali vetture anche lo schema di sospensioni, a quadrilateri alti davanti e McPherson dietro, e i motori.
La vettura riceve alcuni riconoscimenti; le viene rilasciato nel 2004 presso la Triennale di Milano il premio L’Automobile più bella del Mondo. Sempre nel 2004 a Parigi la vettura si aggiudica il “Trophée du Design” consegnato a Wolfgang Egger (al tempo responsabile del centro stile Alfa Romeo) in occasione della 26ª edizione dei “Trophées de l’Automobile Magazine”.
Numerose sono state le versioni (che identificavano i diversi abbinamenti fra la motorizzazione e gli allestimenti) succedutesi nel corso degli anni per il mercato italiano. L'unico leggero restyling lo si avra' nel 2006 (nuovo cruscotto e baffi cromati sul paraurti anteriore).
A parita' di motori si parte dalle versioni Progression e Distinctive con possibilità di cambio robotizzato Selespeed, arricchendo le dotazioni fino ad arrivare alla Luxury Pack (navigatore integrato ed interni "pieno fiore"), passando per le edizioni limitate Black Line, Collezione e altre proposizioni esclusive per mercati esteri. Era inizialmente presente a listino anche l'allestimento "Impression", che tuttavia ebbe scarso successo a causa delle ridotte dotazioni.
Durante il 2010 la radio si è evoluta, passando da CD con changer a lettore Mp3, e si è aggiunto il bluetooth in sostituzione del telefono integrato.
Ad aprile 2010 viene ridotta la gamma, le versioni Progression, Distinctive, Sport e Quadrifoglio Verde escono dal listino pertanto viene aggiunta la versione Moving che sarà disponibile fino al dicembre dello stesso anno con motorizzazioni 1.8 16V e 1.9 JTDm 16V.
Sul mercato italiano la casa ha venduto più di 25.000 esemplari, dato cui vanno aggiunte le macchine esportate per l'immatricolazione ed i pochissimi esemplari delle versioni speciali per il mercato straniero. Le catene di produzione della GT vengono fermate a maggio 2010 (salvo l'assemblaggio delle scocche rimanenti nelle versioni Run Out olandesi e le Quadrifoglio Oro giapponesi). Sorprendentemente, nonostante il favore incontrato, la GT non è stata rinnovata né sostituita da una nuova versione, rimanendo l'unica "coupé gran turismo" dell'Alfa Romeo. Le sopravvivera' pochi mesi la poco fortunata Brera, "coupé pura" dell'Alfa, che uscira' di produzione poco dopo.

La GT a fine carriera viene proposta in allestimenti speciali pensati per alcuni mercati stranieri, dove la richiesta è ancora notevole. In molti casi, le differenze meccaniche e d'allestimento rispetto alle versioni nazionali sono notevoli. L'assemblaggio di tali vetture si prolunga ben oltre lo stop della produzione nazionale.

La Special Edition (mercato britannico)
La Special Edition 1.9 JTDm 16 valvole diesel (inizialmente in nero carbonio, rosso alfa e blu atlantico, poi solamente in un nuovo codice di bianco o rosso pastello) viene prodotta in serie limitata di pochi esemplari solo su preordinazione del cliente ("run out") per il mercato inglese, e denominata "quadrifoglio verde" (cloverleaf). Vengono rivisti sia l'assetto che gli interni (in pelle), monta il sistema differenziale Electronic Q2, i cerchi sono di serie da 18 pollici.

La Run Out Edition (o Sport) (mercato olandese)
La Run Out Edition 2.0 JTS benzina (solo nera) è assemblata in poco più di 10 esemplari solamente per i concessionari olandesi. Per quanto riguarda la meccanica, viene montata una versione aggiornata del 2000 JTS di Pratola Serra da 165 CV, mentre l'assetto viene ribassato. Rispetto alle versioni top di gamma, vengono ulteriormente arricchite anche le dotazioni; l'impianto audio Bose viene connesso ad un sistema multimediale USB, integrato al sistema bluetooth. I cerchi sono di serie da 18 pollici, i freni in tinta con scritta Alfa Romeo, la strumentazione è nera a luce bianca, volante in pelle nera, pedaliera in alluminio, mentre l'auto riceve interni specifici sagomati in pelle grigia pieno fiore e cuciture rosse, oltre a grandi specchietti grigi opachi

Le Centenario (mercati australiano, sudafricano e francese)
La versione "100th anniversary limited edition" esce per i mercati australiano e sudafricano; colorazioni Rosso Alfa, Atlantico Blue, Black e Ice White. La “100th Anniversary Limited Edition” è stata prodotta in 130 esemplari: 100 per il mercato australiano e 30 per quello sudafricano. In linea coi sovradimensionamenti sempre offerti dall'Alfa Romeo in tali paesi, la vettura è equipaggiata di serie con il motore 3.2 V6 abbinato al cambio manuale a 6 marce. Una versione "centenario" anche per il mercato francese. In dotazione, telecamera per la retromarcia e sistema Blue&Me, motore 1.9 JTDm 16V da 150 CV.

La Quadrifoglio Oro (mercato giapponese)
La versione Quadrifoglio Oro è costituita da 60 esemplari con specifiche meccaniche identiche alla Run Out olandese: motore 2000 JTS portato a quasi 170 CV, con cambio pero' sequenziale, strumentazione rossa, cerchi in lega a cinque razze, stessi allestimenti e optionals, colore esclusivamente rosso. La vettura è esclusivamente destinata al Giappone e conclude definitivamente l'allestimento delle ultime scocche e la carriera del modello.

Motorizzazioni
Benzina 2000 JTS e 3200 V6

La gamma al debutto era articolata su due motorizzazioni benzina; il 2,0 JTS e il più datato 3,2 litri. Quest'ultimo motore dotato di 6 cilindri a V (storica famiglia motoristica Busso, progetto risalente agli anni '70) è stato pensionato nel corso del 2007 a causa delle ormai scarse richieste. Il 2,0 litri benzina dotato di iniezione diretta JTS (Jet Thrust Stoichiometric) - rispetto al classico Twin Spark - è applicazione delle ultime sperimentazioni Alfa dell'epoca[21]; fra gli altri, testa cilindri (iniettori in camera), pistoni, alberi di distribuzione e impianto di scarico, sono stati completamente ridisegnati dai tecnici del biscione. Sul mercato italiano è uscito di scena nel corso del 2007 (in contemporanea al 3.2 V6) mentre la produzione - con gli aggiornamenti e le modifiche necessarie sia a superare le problematiche di gioventu' che a rispettare i più recenti parametri imposti da alcuni mercati stranieri - tutt'oggi continua presso gli stabilimenti di Pratola Serra; il motore è infatti entrato nei cofani delle GT destinate ai mercati esteri. Se il 2.0 JTS era abbinato ad una trasmissione manuale a 5 rapporti, il 3.2 V6 aveva una trasmissione manuale a 6 rapporti. Un'esclusiva del 2 litri era il cambio robotizzato Selespeed proposto come optional.

Diesel. Il differenziale Q2 e l`Electronic Q2
Il 1.9 Multijet (siglato JTD Multijet fino al 2006 e come JTDm dal 2007) da 150 cavalli è abbinato ad una trasmissione manuale a 6 rapporti. In seguito si aggiunse anche la versione da 170 cavalli chiamata Q2 (versione Alfa GT 1.9 JTDm Q2 Quadrifoglio Verde) presentata nel 2006 al Motor Show di Bologna. Questa versione, così denominata per il tipo di trazione, fu abbinata fino ad inizio 2008 ad un reale differenziale a slittamento limitato meccanico di tipo Torsen C che agiva sull`avantreno. Per ridurre i costi, il sistema meccanico Q2 venne presto eliminato, ed interamente sostituito - nel corso del 2008 - da un nuovo "sistema differenziale", denominato (Electronic Q2); un emulatore elettronico che - attraverso la centralina ESP - agiva sui freni e sul sistema ABS  ottenendo gli stessi risultati. Dal punto di vista commerciale, le GT così equipaggiate continuarono a chiamarsi semplicemente Q2. Per entrambe il filtro antiparticolato risulta un optional.

Benzina 1800 Twin Spark
Il piccolo 1.8 Twin Spark si aggiunse alla gamma motori nel 2005. Con 140 cavalli costituisce la motorizzazione d'ingresso per la gamma GT. Il cambio è un manuale a 5 rapporti. Fu lui a chiudere la carriera italiana della GT.

Alfa Romeo GT Cabrio Concept
Nel 2005, sulla base della GT, viene realizzato un esemplare unico in versione cabrio, richiesto dalla signora Lilli Bertone. Nonostante l'apprezzamento da parte dell'Alfa Romeo ed i consensi del pubblico la vettura non avrà un futuro produttivo

La GT e le forze dell'ordine
La Alfa Romeo GT è, dai tempi della 2000 Sprint, la prima vettura coupe` del biscione ad essere ufficialmente utilizzata da una forza di polizia. È la polizia australiana ad averla scelta per le sue caratteristiche di accelerazione e manovrabilità all'interno dei centri abitati che negli eventuali allunghi in inseguimento. Viene infatti utilizzarla per compiti di pattugliamento, appostamento e controllo del territorio in zone residenziali.Alcuni esemplari della GT - anche provenienti da confische - sono stati periodicamente utilizzati, nella livrea civile, dalle forze di polizia per funzioni di indagine, cosa che peraltro avviene per molti modelli di varie marche.

sabato 14 febbraio 2015

GIULIETTA 2010


L'Alfa Romeo Giulietta è una berlina media compatta prodotta dalla casa automobilistica italiana Alfa Romeo nello stabilimento Fiat di Cassino (FR), in commercio da fine maggio 2010.
Inizialmente nota con il nome di fabbrica Progetto 940, la Giulietta era stata precedentemente denominata pubblicamente col nome di Milano. Tale nome è stato successivamente sostituito già sul finire del 2009, durante la pubblicazione delle foto ufficiali distribuite alla stampa. Tale cambio di nome venne indicato come una direttiva dell'ultimo minuto atta ad evitare eventuali attriti in un momento di chiusura dello storico stabilimento Alfa Romeo di Arese e del suo Centro Stile (con conseguente inglobamento presso il Centro Stile Fiat a Torino); inoltre si è così voluto celebrare con il nome Giulietta l'auto che in pratica ha il compito di festeggiare il centenario di Alfa Romeo, riproponendo un nome storico dell'automobilismo italiano (il nome Giulietta era già stato utilizzato in passato dalla casa per identificare altre due autovetture, rispettivamente la Giulietta del 1955 e la Giulietta del 1977). Il 2 dicembre 2009 sono state diffuse le foto ufficiali, ed è stato aperto il sito web ufficiale dell'auto. La presentazione è avvenuta al salone dell'automobile di Ginevra nel marzo 2010.
La Giulietta – disegnata dal Centro Stile Alfa Romeo, sotto la supervisione di Lorenzo Ramaciotti[2] – riprende il nuovo canone stilistico avviato da Alfa Romeo con la 8C Competizione e proseguito con la MiTo, avvalendosi però di un nuovo trilobo frontale, nettamente più largo e massiccio, e con uno scudetto per la prima volta "sospeso", ovvero separato dalla carrozzeria attraverso uno spazio vuoto intorno alla cromatura.
La fiancata si presenta tondeggiante, ma al tempo stesso filante, grazie alle nervature presenti sia anteriormente che posteriormente. I fari sono composti da luci a tecnologia LED e riprendono spunti dai modelli precedenti: in particolare i fari posteriori ricordano un incrocio tra i quelli tondeggianti della MiTo e quelli orizzontali di 147. Presenta inoltre un minimo accenno di coda tronca.
Gli interni si distaccano totalmente da quanto visto finora nelle Alfa Romeo di recente produzione, ispirandosi invece alle Alfa degli anni cinquanta e sessanta quali Giulietta e Giulia: la plancia non è più rivolta verso il guidatore, ed è composta da materiali in plastica morbida, mentre le versioni di punta possono avere anche inserti in alluminio; il quadro strumenti richiama invece, per il contagiri e il tachimetro, lo stile già visto sulla 156. A richiesta è presente un navigatore satellitare ad estrazione dalla plancia, con la pulsantiera per i comandi secondari posta in basso sulla plancia che ricorda quella della 8C Competizione. Sotto il clima è ubicato il manettino del sistema Alfa Romeo DNA. Il bagagliaio ha una forma regolare e ben sfruttabile, con una volumetria di 350 litri, valore in linea con gli standard della categoria.

Meccanica
La Giulietta è una berlina a due volumi (come la precedente 147, di cui è la sostituta). Viene realizzata sul nuovo telaio di base denominato Compact con motore in posizione trasversale. La trazione è anteriore, e le sospensioni all'avantreno configurate secondo lo schema a ruote indipendenti con montante telescopico in alluminio tipo MacPherson, mentre al retrotreno è presente uno schema a ruote indipendenti del tipo Multilink a tre bracci in alluminio con barra stabilizzatrice. Un'altra novità consiste nel servosterzo elettrico dual pinion: il motore elettrico che realizza la servoassistenza non agisce sull'asse di sterzo, ma è ingranato direttamente sulla cremagliera, permettendo di coniugare il basso assorbimento di energia (tipico dello sterzo elettrico) con la precisione di quello idraulico, perché elimina la sensazione artificiale e l'impressione di "scarsa fedeltà" delle precedenti versioni di questo tipo di servocomando. Su tutte le versioni è previsto, di serie, il sistema di controllo Alfa Romeo VDC con funzione di differenziale a slittamento limitato E-Q2 ("Electronic Q2"), senza il differenziale di tipo meccanico Torsen. Il sistema sfrutta i sensori dell'impianto frenante per realizzare un comportamento molto simile a quello di un differenziale a slittamento limitato. In condizioni di accelerazione in curva, quando la ruota interna (più scarica) tende a pattinare, l'impianto frenante anteriore agisce su quest'ultima, incrementando così la coppia inviata alla ruota esterna (più caricata), evitando il sottosterzo e aumentando la trazione. Il sistema ripartisce la coppia tra le ruote motrici in modo dinamico e continuo a seconda delle condizioni di guida e del fondo stradale. In caso di condizioni di aderenza differenti sulle due ruote motrici, l'E-Q2 frena la ruota che tende a pattinare e permette di inviare la coppia motrice alla ruota che ha aderenza maggiore consentendo al veicolo di mantenere la motricità.
La vettura si è dimostrata estremamente sicura durante i crash test Euro NCAP a cui è stata sottoposta nel maggio 2010. La Giulietta ha ottenuto il punteggio massimo di 5 stelle, ed ottimi rating specifici, risultando la berlina media più sicura di sempre.Il 27 gennaio 2011 la stessa Euro NCAP ha premiato la Giulietta come una delle 5 auto più sicure del 2010, in particolare come vettura più sicura nella categoria Small Family.. Secondo i dati EuroNCAP l'Alfa Romeo Giulietta è attualmente (primo trimestre 2013) l'auto più sicura della sua categoria ed è rimasta per tre anni, con un risultato di 97 su 100, l'auto più sicura in Europa per pilota e guidatore; fino al 2013 quando il primato le è stato tolto, con un risultato di 98 su 100, dalla Volvo V40. È inoltre fra le auto più sicure per la protezione bambini (85 punti su 100) e nei confronti dei pedoni (65 punti su 100). La vettura è stata anche sottoposta a controlli e verifiche sui dispositivi di sicurezza attiva (dispositivi di sicurezza assistita) totalizzando 86 punti su 100, punteggio superato solo dalla V40 nel 2013.

Restyling 2013
Nel settembre 2013 la vettura riceve un restyling che consiste in lievi ritocchi estetici al frontale, concentrati sui fendinebbia (ora con cornice cromata) e sullo scudetto, quest'ultimo viene ridisegnato ed è l'intervento più evidente negli esterni. Gli interni ricevono aggiornamenti maggiori, nuovo volante a "V" e plancia centrale ridisegnata, la vecchia strumentazione con tasti a bilanciere vengono sostituiti da una console interattiva con navigatore touch integrato da 6,5 pollici di nuova generazione e nuovi dispositivi di connettività aggiornati fra i quali l'Uconnect. Nuovi materiali, nuove lavorazioni delle superfici e nuove combinazioni cromatiche e la possibilità di personalizzare il colore della cornice che avvolge la plancia dell'abitacolo, anch'essa ridisegnata.
Con il restyling Alfa Romeo coglie l'occasione di dotare la Giulietta di un motore diesel di nuova generazione denominato JTDm2: il 2.0 common rail di terza generazione presenta migliorie che permettono di guadagnare maggiore potenza e minori consumi, senza intervenire sulla geometria. Il motore, che ora guadagna 10CV, utilizza nuovi iniettori che consentono un’erogazione del carburante più precisa. Questa precisione è data da un'inedita servo-valvola idraulica bilanciata che consente di gestire fino ad 8 iniezioni per ciclo. Si tratta inoltre di un sistema di iniezione molto più semplice che riduce le emissioni e migliora la silenziosità del motore oltre che il rendere più piacevole e fluida la guida.

La Giulietta si è classificata al secondo posto nell'edizione 2011 del premio Auto dell'anno.
In Italia è stata eletta Auto Europa 2011 dall'Unione Italiana Giornalisti dell'Automotive durante il Motor Show di Bologna 2010.[16] Inoltre la redazione di autoappassionati.it ha premiato la Giulietta come Best Car of 2010.[17] Nel dicembre del 2010 la Giulietta è stata premiata in Francia come Compact Car of the Year durante il concorso Trophèes L'argus, ed anche in Repubblica Ceca con il premio Czech Republic Car of the Year 2011. Si è inoltre aggiudicata il prestigioso premio Die Besten Autos conferito dalla rivista specializzata tedesca Auto Motor und Sport, ed è stata eletta novità dell'anno 2011 dai lettori della rivista italiana Quattroruote. Infine lo spot televisivo della Giulietta, con protagonista l'attrice statunitense Uma Thurman, ha vinto il premio come migliore campagna dell'anno 2011 agli NC Awards. Nei primi tre anni di carriera, la vettura ha ricevuto più di venti riconoscimenti da parte della stampa internazionale.
Il 26 maggio 2014 la Giulietta ha ricevuto una menzione d'onore da parte dell'Associazione per il disegno industriale alla XXIII edizione del Compasso d'oro. Conferito nella categoria Design per il lavoro, si tratta di un riconoscimento nel campo della progettazione e del design industriale che premia beni ritenuti d'eccellenza e di elevato valore storico artistico o progettuale, o che hanno raggiunto importanti livelli tecnologici o progettuali al fine di migliorare la vita dell'uomo.




venerdì 6 febbraio 2015

GIULIETTA 1977



L'Alfa Romeo Giulietta (tipo 116) è un'autovettura prodotta dal 1977 al 1985 presso lo stabilimento di Arese, che riprende il nome dalla antesignana Giulietta degli anni cinquanta.
Non aveva un compito facile, infatti la Nuova Giulietta doveva sostituire un'autovettura molto amata, la Giulia, utilizzando una meccanica già esistente (quella della Alfetta), evitando di sovrapporsi commercialmente ad altri modelli in listino. Da queste premesse nacque una berlina a 3 volumi dal disegno fortemente a cuneo, con frontale basso e coda alta e corta (fu definita "a sedere d'anatra"). Pianale, motori e meccanica erano gli stessi della Alfetta. Per evitare che i due modelli si cannibalizzassero a vicenda (avevano anche lo stesso passo di 251cm), la Casa di Arese decise di dare alla Giulietta una connotazione più sportiva, lasciando all'Alfetta il ruolo di berlina elegante. Nel complesso la Giulietta, per livello di finiture e scelta di motori (partivano da 1,3 litri), si collocava un gradino sotto alla Alfetta.

Prima serie (1977-1981)
Al momento del suo esordio la Giulietta (novembre 1977) era disponibile in due versioni, che differivano tra loro per la cilindrata del motore (4 cilindri bialbero) e per l'allestimento interno. Alla base si collocava la "1.3", mossa da un motore di 1357cm³ da 95cv, mentre al top della gamma (anche per dotazioni) si collocava la "1.6", con motore di 1570cc da 109cv. All'interno spiccava, moderna e funzionale, la plancia, mentre all'esterno si trovavano i caratteristici paraurti integrali in metallo verniciati di grigio scuro (ad un primo sguardo sembravano in plastica). Nel 1979 la gamma si arricchì della versione "1.8" con motore di 1779cc da 122cv e dotazione superiore alla "1.6". Nel 1980 arrivò la "2.0 Super", dotata di motore 2 litri di 1962 cm³ da 130cv e caratterizzata da un allestimento speciale: verniciatura color visone metallizzato con strip oro, cerchi in lega, interni in velluto marrone con bordature beige.

Seconda serie (1981-1983)
Nel 1981 un restyling interessò molti dettagli del corpo vettura e degli interni. Le modifiche riguardavano i paraurti (ora in plastica e con profili satinati), la mascherina anteriore (ridisegnata), gli specchietti, l'eliminazione della fascia satinata posteriore, la plancia parzialmente ridisegnata e i rivestimenti interni. Comparvero anche, a seconda delle versioni, profili o fascioni laterali protettivi. La gamma denominata Nuova Giulietta L comprendeva le versioni "1.3" e "1.6", con allestimento base (mascherina nera, borchie coprimozzo nere, trasparenti degli indicatori di direzione anteriori color arancio, profili laterali più sottili, interni meno accessoriati), la "1.8", con allestimento più curato (mascherina argento, borchie coprimozzo argento, trasparenti degli indicatori di direzione anteriori bianchi, fari fendinebbia, fascioni laterali, interni più accessoriati), e la "2.0 Ti" 1982 (che differiva dalla "1.8" per la verniciatura in grigio metallizzato della carrozzeria, per i paraurti e fascioni di colore grigio, per i cerchi in lega, per il volante in pelle e per la dotazione ancora più ricca). Nessuna novità per i motori. Nel 1983 le versioni con motori di 1600 e 1800cc adottarono un nuovo cambio con rapporti più lunghi. Contemporaneamente esordì la "Giulietta 2.0 Turbodiesel", con motore turbocompresso a gasolio VM 2 litri 1995 cm³ da 82cv. Disponibile negli allestimenti base (come la "1.3") e L (come la "1.8"). Sempre nel 1982 venne introdotta la "1.6 L", con allestimento simile alla "1.8".

Terza serie (1983-1985)
Alla fine del 1983 nacque la Giulietta "84". Il restyling interessò i paraurti (ridisegnati), la mascherina anteriore, la coda (dove comparve una nuova fascia in plastica nera che inglobava i retronebbia) e gli interni. Dalla Gamma venne tolta la "1.3", mentre la "2.0" divenne di normale serie. La gamma '84 comprendeva:

-Giulietta 1.6
-Giulietta 1.6 L
-Giulietta 1.8
-Giulietta 2.0
-Giulietta 2.0 TD
-Giulietta 2.0 TD L

Nel 1984 la gamma venne completata dalla versione "2.0 Turbo Autodelta", mossa da un 4 cilindri 2 litri turbocompresso da 1962 cm³ da 170cv e caratterizzata molto sportivamente (verniciatura nera metallizzata, paraurti grigi con spoiler, interni sportivi rossi, cerchi in lega).
La Giulietta uscì di listino nel 1985, rimpiazzata dalla Alfa 75.

Giulietta Giardinetta
All'inizio degli anni ottanta (forse nel 1981) la Carrozzeria Moretti realizza una versione familiare della Giulietta. Non si conoscono né i dettagli tecnici né il numero di esemplari prodotti.

La Giulietta e le forze dell'ordine
Anche la Giulietta fu acquista ed impiegata abbondantemente dalle forze dell'ordine, in particolare dalla Polizia di Stato sia in versione "volante" che come auto civetta. Presso il Museo delle Auto della Polizia di Stato in Roma sono presenti due esemplari; un 1600 prima serie targato Polizia 54164, ed un 1800 terza serie targato Polizia 64923. Complice la sua robustezza meccanica e di carrozzeria - molti degli esemplari a fine carriera sono stati acquistati e riutilizzati da privati; alcune Giulietta - finite poi in mano a collezionisti privati - sono stati anche riportate nelle condizioni (colori e scritte) originarie.

giovedì 5 febbraio 2015

GIULIETTA 1955



L'Alfa Romeo Giulietta è un'autovettura prodotta dal 1955 al 1965 dall'Alfa Romeo.
Già dalla fissazione degli obiettivi nel piano industriale, nel 1950, fu chiaro alla dirigenza che il nuovo modello "Giulietta" sarebbe stato il più importante nella storia dell'Alfa Romeo, rappresentando il passaggio alla modernità industriale.
Fino al modello "1900" le officine del Portello mantenevano una tipologia produttiva artigianale che consentiva di costruire una ventina di esemplari al giorno. Con la "Giulietta" si trattava di entrare nell'ambito della cd "motorizzazione di massa", con una produzione di almeno 200 vetture al giorno.
Il problema si presentava enorme, sia dal punto di vista organizzativo, sia da quello economico. Per risolvere l'aspetto economico l'azienda decise di avviare una sottoscrizione pubblica di capitali, attraverso l'emissione di cartelle fondiarie dell'IRI, con l'impegno di mettere in vendita il nuovo modello entro il 1954. Per allettare i risparmiatori all'investimento fu anche decisa una lotteria a estrazione mensile e vincita di una vettura, a partire dal gennaio 1955.
All'Alfa Romeo non erano certo i progettisti d'ingegno a scarseggiare, tuttavia risultava assente la figura di una valida guida tecnica, in grado di concertare il lavoro dei progettisti e industrializzare il prodotto. Tale incarico, era stato egregiamente ricoperto da Ugo Gobbato, purtroppo assassinato nel 1945. Per sostituirlo fu reclutato l'ingegnere austriaco Rudolf Hruska che aveva già seguito l'industrializzazione della "Maggiolino", al fianco di Ferdinand Porsche.
Il piano industriale fu avviato nel 1951, con la denominazione del progetto in "Tipo 750", che faceva pensare ad una vettura utilitaria, nell'intento di depistare i giornalisti e mantenere il più assoluto riserbo sul tipo della futura automobile.
La realizzazione del motore fu demandata al gruppo capeggiato da Giuseppe Busso, mentre il gruppo di Orazio Satta Puliga studiava la restante parte meccanica e telaistica. Contemporaneamente il centro stile guidato da Giuseppe Scarnati tracciava la linea delle carrozzerie berlina e coupé, e la compagine di Hruska si occupava delle linee di produzione e montaggio.

Il lavoro delle quattro converticole tecniche procedette speditamente e in perfetta armonia per oltre due anni, restituendo buoni frutti. Nei primi mesi del 1953 il propulsore era già stato ampiamente testato, così come molti organi meccanici, e si procedette alla costruzione dei primi prototipi da provare su strada.
I risultati furono entusiasmanti per le prestazioni rilevate e stabilità della vettura. Una grave pecca era però rappresentata dalla scarsa insonorizzazione dell'abitacolo. Dopo molti tentativi e modifiche il problema non venne risolto e questo impediva di completare la linea di assemblaggio della carrozzeria e, soprattutto, di definire le specifiche dei contratti di fornitura per i componenti prodotti all'esterno dell'azienda.
Alla fine del 1953 la situazione si fece grave e Hruska chiese un incontro con la dirigenza dell'azienda per illustrare la situazione. Secondo il tecnico tedesco era impensabile mettere sul mercato una vettura con rumorosità molto superiore alla concorrenza, in particolare considerando che in due mesi di tentativi, non era stato possibile ridurla in maniera consistente. Hruska propose quindi di presentare prima il modello coupé, facendolo realizzare a carrozzieri esterni, per il quale la rumorosità nell'abitacolo sarebbe stata più facilmente tollerata o, addirittura, gradita dalla clientela. Così facendo si poteva recuperare il tempo necessario per eliminare il difetto.
La dirigenza rifiutò la proposta di Hruska che, per tutta risposta, minacciò le immediate dimissioni. Visto lo stato di impasse, il presidente Giuseppe Luraghi si schierò con Hruska e venne decisa la presentazione anticipata della versione coupé, rispetto alla berlina.
Al salone dell'automobile di Torino del 1955 l'Alfa Romeo presenta la Giulietta, l'automobile che doveva rappresentare la definitiva riscossa. E il successo arrivò. Ne saranno costruite quasi 132.000 nello Stabilimento del Portello a Milano, numeri di produzione impressionanti per l'epoca. Questa vettura compare sulla copertina del numero 1 della rivista Quattroruote.
Mai prima d'ora si era vista una vettura tanto potente, ma anche parca nei consumi, con una frenata eccezionale e un grande bagagliaio offerta a un prezzo tutto sommato, abbordabile. La Giulietta "berlina" condivideva la meccanica della splendida e filante coupé Alfa Romeo Giulietta Sprint presentata al pubblico esattamente un anno prima nel 1954.
Il nome dell'autovettura, scelto per analogia con la celebre opera Shakespeariana, venne ripreso dalla casa del biscione per denominare un modello del ventennio successivo, ed ancora per denominare un nuovo modello nel 2010.
Il motore della prima versione, un 4 cilindri di 1290cm³, erogava una potenza di 50 cavalli ed era dotato di un cambio al volante manuale a 4 marce. Nel 1957 venne presentata la versione più potente, denominata Giulietta TI (Turismo Internazionale) con lievi modifiche estetiche al cofano che perdeva la freccia stilizzata, alla ghiera dei fanali ed alle luci posteriori, più in alto ed incassate, e, soprattutto, dotata del motore da 65cv: venne utilizzata con successo nei rally, nelle gare in salita e quelle di durata.

Restyling 1959
Al salone dell'automobile di Francoforte debuttò la versione aggiornata della Giulietta: il bocchettone del serbatoio era ora inserito nel parafango posteriore destro ed era dotato di sportellino, il muso venne ridefinito, con parafanghi più bombati, fanali incassati, nuove ghiere dei fari e mascherina anteriore rielaborata con barre orizzontali. I parafanghi posteriori avevano le estremità a pinna e i nuovi fanalini con relativo catarifrangente. Negli interni era molto più curata ed il cruscotto portava strumenti allungati comprendendo anche il contagiri.

Nel febbraio 1961, l'attrice Giulietta Masina tiene a battesimo l'esemplare 100.001 della serie "Giulietta": il raggiungimento di questo traguardo - all'epoca davvero significativo - sta a dimostrare il successo commerciale delle Giulietta nelle diverse versioni

Restyling 1961
Nel 1961 la TI venne potenziata a 74 CV (54 kW); con questa nuova motorizzazione era in grado di raggiungere la velocità di quasi 160 km/h.

Alla fine della sua carriera fu motorizzata con il propulsore unificato della Giulia 1300, che la rimpiazzò solo nel 1964.

Tra le versioni speciali si ricordano la Colli Promiscua, una familiare prodotta in 90 unità (71 nel 1959 e 19 nel 1960)
Nel 1956 ne fu prodotto un prototipo destinato alle competizioni denominato 750 Competizione. Realizzato da Carlo Abarth, il mezzo face parte di un progetto segreto mirato a riportare l'Alfa Romeo nell'ambito delle competizioni riservate a vetture sport. Come propulsore venne scelta una versione potenziata a 1500 cc del motore da 1300 cc che equipaggiava la Giulietta, mentre il telaio avvolto da una carrozzeria in configurazione barchetta realizzato da Boano era in lamiera scatolata. Il progetto non arrivò mai ad un'effettiva produzione di serie in quanto parte della dirigenza della casa del biscione si oppose al ritorno nelle competizioni per timore che tale operazione sottraesse uomini e materiali cruciali per lo sviluppo delle vetture di serie.

La denominazione "Giulietta"
La nascita della denominazione "Giulietta", sebbene chiaramente riferita all'opera shakespeariana Romeo e Giulietta, è stata oggetto di varie versioni e aneddoti. Il più curioso racconta che nell'ottobre 1950 una delegazione di otto dirigenti dell'Alfa Romeo fu inviata al Salone dell'automobile di Parigi per la presentazione del nuovo modello "1900". Nel corso di una cena offerta in loro onore dal concessionario francese dell'Alfa Romeo, in un noto ristorante parigino, i dirigenti furono scherzosamente apostrofati da un decaduto principe russo che, per sbarcare il lunario, si esibiva nei locali pubblici inventando filastrocche e poesiole all'indirizzo dei clienti. Quella sera il "poeta burlesco", per canzonare l'atteggiamento austero e compassato degli ospiti d'onore, recitò: «Je vois huit Roméo, mais aucune Juliette!» (Vedo otto Romeo, ma nessuna Giulietta!). L'episodio venne ricordato da alcuni di questi dirigenti nella riunione per decidere il nome commerciale del nuovo modello "tipo 750" e la scelta cadde su "Giulietta", di fatto ispirato da un artista di strada franco-russo.