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venerdì 30 gennaio 2015
33
La 33 era una vettura prodotta dalla Alfa Romeo fra il 1983 e il 1995 nello stabilimento di Pomigliano d'Arco (NA).
L'Alfa 33 deve il suo nome alla 33 Stradale ed è la diretta discendente dell' Alfasud. Infatti, dalla sua progenitrice erediterà il motore boxer e alcuni dettagli meccanici e logistici: ad esempio, la disposizione della pedaliera che sopravviverà a lungo nella casa di Arese, nonché la divisione della vasca servizi dal vano motore, che allo stesso tempo conferiva robustezza strutturale all'avantreno, mentre la stabilità del retrotreno della nuova 33 continua ad essere garantita dal parallelogramma di Watt, che equilibra l'ormai consueto assale rigido posteriore. Viene invece razionalizzato l'impianto frenante, all'epoca raffinato, ma troppo esoso e ricercato; se ne adotta uno più pratico e convenzionale: i dischi anteriori che al centro fiancheggiavano il cambio ora si trovano più comunemente alle ruote, ai dischi posteriori vengono sostituiti i più tradizionali tamburi mentre il freno a mano, che prima comandava le pinze anteriori, ora agisce sulle ganasce posteriori; una soluzione che inoltre rendeva le manutenzioni più semplici e quindi meno onerose per l'utente. Totalmente nuovo è invece il vestito che Ermanno Cressoni confeziona per la nuova Alfa che adotta una carrozzeria più dinamica ed in linea con gli allora moderni stilemi fatti di spigoli e linee più decise e quadrate: viene mantenuta la soluzione a cuneo, ma la rivoluzionaria coda tronca e spiovente di Giugiaro ora sembra quasi il baule di una 3 volumi, nel quale però si mimetizza il moderno portellone che tanto era stato invocato sull'Alfasud. Tuttavia rimane molto simile lo schema portante della carrozzeria: ad esempio il vano della ruota di scorta è identico, come altrettanto lo è il serbatoio e la sua ubicazione, uguale anche l'apertura del cofano motore ed il pianale nonché la dislocazione della presa di rifornimento.
Analogamente a quanto successo per l'Alfa 75, nonostante l'anzianità della base meccanica, la modernità del progetto originario permise alla neonata Alfa 33 di mantenere elevata l'immagine del marchio che la distingueva.
Inoltre va detto che l'Alfa 33, come in primis l'Alfasud, era una vettura che a generose prestazioni coniugava una cilindrata relativamente bassa di soli 15 cavalli fiscali, ciò la incoronò come l'Alfa per tutti che avvicinò il pubblico giovanile all'Alfa e che diffuse il virus: molti ex utenti Alfasud e Alfa 33 furono poi felici possessori delle più costose Alfa 75 e Alfa 164. Sia sotto il profilo tecnologico sia sotto quello commerciale l'Alfa 33 assieme all'Alfasud sono state importantissime per il Marchio del Biscione più di quanto si pensava allora: ebbero un ruolo fondamentale nell'alfizzazione del popolo, per cui non solo le prestazione e un indovinato design, ma anche l'abbordabile cilindrata ne consacrò il notevole successo.
L'Alfa 33, disponibile solo in versione a 5 porte (berlina e wagon), veniva assemblata a Pomigliano d'Arco e fu un grande successo: tra il 1983 e il 1995 vennero prodotti quasi un milione di esemplari, il che ne fece la seconda vettura più venduta in assoluto nella storia dell'Alfa Romeo dopo l'Alfasud (la quale superò il milione di esemplari prodotti). Nei 12 anni di produzione subì molte evoluzioni, sia tecniche che estetiche, tuttavia si può dividere la carriera del modello in 2 serie.
LA PRIMA SERIE (1983-1986)
Al momento della presentazione (1983) era disponibile in 2 versioni, la 1.3, spinta dal 4 cilindri di 1351cm³ da 79cv alimentato da un carburatore doppio corpo (lo stesso delle Alfasud 1.3 SC) e la 1.5 Quadrifoglio Oro che però, a differenza della poderosa Alfasud Quadrifoglio Oro da 95 CV che si muoveva agilmente con i suoi due carburatori Weber bicorpo, aveva un propulsore più parsimonioso di 85 CV ma altrettanto allegro, in pratica quello che equipaggiava le vecchie (oggi introvabili e ricercate) versioni a 4 porte dell'Alfasud Super 1.5, cioè la motorizzazione di punta della vecchia gamma Super. Le due varianti della 33 differivano anche per l'allestimento interno ed esterno. La più ricca Quadrifoglio Oro era riconoscibile per la mascherina color argento metallizzato, gli ampi fascioni neri laterali, i copricerchi integrali, i profili color oro nei paraurti, gli indicatori di direzione anteriori con trasparente bianco, i rivestimenti interni in tessuto pregiato, il volante in legno e la dotazione più completa. La 1.3, priva di fascioni laterali, aveva invece la mascherina nera, coprimozzi neri sui cerchioni, i trasparenti arancioni per le frecce anteriori, il volante in plastica, rivestimenti meno pregiati e una dotazione di accessori ridotta. Una delle particolarità della prima serie consisteva nel quadro strumenti solidale con il piantone del volante regolabile ispirato vagamente alla Lamborghini Miura.
Nel 1984, con la definitiva uscita di scena delle Alfasud, la gamma della 33 si arricchì delle versioni 1.3 S, 1.5 4x4, 1.5 Quadrifoglio Verde e Giardinetta.
L'Alfa 1.3 S era simile alla normale 1.3, ma equipaggiata col 1351cc dotato di quattro carburatori accoppiati, capace di erogare 86cv (ex Alfasud Ti 1.3). La 1.5 Quadrifoglio Verde (spinta dalla versione da 105cv del boxer di 1490cc, anch'esso proveniente dall'omonima versione dell'Alfasud Ti) aveva una connotazione sportiva: paraurti e fascioni verniciati, mascherina specifica, cerchi in lega, bandelle sottoporta, sedili anteriori sportivi con poggiatesta traforati. La versione 1.5 4x4 berlina derivava dalla Quadrifoglio oro ma era dotata di trazione integrale inseribile manualmente e di motore dotato, nella versione iniziale, di un solo carburatore doppio corpo con potenza di 84 CV. Importante (e finalmente di successo) anche la riuscita versione station wagon a 5 porte, denominata Giardinetta. Disegnata da Pininfarina e dotata di un allestimento simile a quello della Quadrifoglio Oro, la Giardinetta era disponibile nelle versioni a trazione anteriore o 4x4, entrambe dotate di motore da 1490 cm³ e 95 CV nella versione con due carburatori doppio corpo. Le versioni a doppia trazione della prima serie venivano carrozzate dalla Pininfarina di Torino.
Il più evidente difetto delle 33 prima serie erano i consumi, legati al profilo abbastanza corsaiolo degli alberi a camme ed al sistema di alimentazione a carburatori. Anche il livello di finitura (non esaltante), l'impianto di ventilazione (poco efficiente) ed i freni (sottodimensionati su alcune versioni) non soddisfacevano.
LA SECONDA SERIE (1989-1995)
Ma nel panorama automobilistico di fine anni ottanta la concorrenza sfornava modelli sempre più evoluti stilisticamente, specie nel segmento C, quello cioè delle vetture medie: nel 1988 fecero la loro comparsa la Fiat Tipo e la Renault 19, e l'anno seguente furono rinnovate anche la Peugeot 309, la Volkswagen Golf e la Rover serie 200. Pertanto nell'autunno del 1989 anche l'Alfa 33 venne sottoposta a un sostanzioso restyling, che la omologò al nuovo family feeling introdotto dalla 164. Vennero modificati il frontale (completamente nuovo, spiovente e con paracolpi più avvolgenti), la coda allungata, alta e tronca e dotata di nuovi gruppi ottici simili a quelli della 164 che la attraversano trasversalmente, le maniglie delle porte, gli specchietti retrovisori ed i gocciolatoi. Gli interni, già completamente ridisegnati in concomitanza col face lifting del 1988, non vennero modificati se non in pochi particolari e nell'impiego di nuovi materiali e rivestimenti. Il lavoro di restyling riguardò qualche tempo dopo anche la versione Giardinetta, adesso denominata Sportwagon, intervenendo nella parte anteriore, ed in alcuni particolari del posteriore (gruppi ottici con freccia oscurata, paraurti più avvolgente). Anche la gamma dei motori venne rivista. Alla base si collocavano le 1.3 (1351cc, 2 carburatori e 86cv), le 1.5 (1490cc, 2 carburatori, 105cv) e le 1.5 i.e (1490cc, dotato di iniezione elettronica, 98 cv). Il top della gamma era rappresentato dal 1700 a iniezione, con testata a 8 (107cv) o 16 valvole (132cv). Per la 1.7 16v e "8v" era disponibile sia la trazione anteriore, sia quella integrale. Per la versione 1.7 8v la trazione alle ruote posteriori era ad inserimento comandato da apposito interruttore posto in plancia e controllata da apposita centralina elettronica, mentre per la versione 16 v denominata Permanent 4 (<93) oppure Q4 (>94) e Q4 SportWagon, costruita quest'ultima in soli 573 esemplari, la motricità era costantemente attiva sulle 4 ruote e trasferita all'occorrenza al ponte posteriore da giunto Ferguson (o giunto viscoso), anche in questo caso, il tutto controllato da apposita centralina collocata nel bagagliaio.
Anche il 3 cilindri turbodiesel, aggiornato con l'adozione dell'intercooler e l'aumento della pressione di sovralimentazione a 1,2 bar, vide crescere la potenza a 94 CV.
La meccanica e il telaio subirono adeguamenti solo marginali, per correggere quanto possibile le noie alle sospensioni e alla geometria dell'avantreno, mentre l'abitacolo fu ulteriormente affinato.
166
L’Alfa Romeo 166 è stata l'ultima grande ammiraglia appartenente al Segmento E della casa automobilistica italiana Alfa Romeo prodotta tra il 1998 e il 2007 in circa 101.000 esemplari. Identificata col codice prodotto 936 rimase a listino sino al primo trimestre del 2008 poiché, nonostante la produzione terminata, numerosi esemplari rimasero in giacenza presso i rivenditori e gli ultimi stock di vetture furono esauriti nel corso dell'anno.
Sostituisce la celebre e longeva Alfa Romeo 164, ponendosi in diretta concorrenza con altri modelli di prestigio quali l'Audi A6, la BMW Serie 5, la Jaguar S-Type, la Mercedes-Benz Classe E e la Saab 9-5.
La prima serie, presentata ed entrata in produzione sul finire del 1998, con una gamma di allestimenti basata su cinque livelli di rifiniture, tutte equipaggiate con motori pari o superiori ai 2.000 cm³ di cilindrata. Sin dal debutto la casa madre aveva previsto due interessanti progetti che prefiguravano le successive varianti SportWagon e Coupé che però non videro mai la luce poiché la produzione non fu deliberata. Veniva assemblata nello stabilimento del gruppo sito a Rivalta di Torino sulle medesime linee produttive della Lancia K con cui condivideva gran parte della componentistica, la meccanica infatti riprendeva la Piattaforma E rivista nello schema di sospensioni.
Una 166 nel particolare colore Azzurro Nuvola cangiante
Il design, opera del Centro Stile Alfa Romeo, è definito Low Style per il basso profilo della parte anteriore della carrozzeria. Tutta la vettura risulta caratterizzata da una linea a cuneo che converge fino ad arrivare alla coda, piuttosto massiccia. Il Low Style ha permesso di ottenere una bassa resistenza aerodinamica che garantisce un maggiore feeling di guida e minori consumi di carburante e al tempo stesso il basso frontale garantisce una maggiore sicurezza in caso d'investimento pedoni. Lo scudetto centrale cromato garantisce un tocco di eleganza e i gruppi ottici sottili garantiscono continuità alla piccola calandra sdoppiata.
Trasmissioni e motorizzazioni
Le motorizzazioni sfruttano una architettura a quattro, cinque e sei cilindri, da due a tre litri di cilindrata e potenza compresa tra i 136 e i 226 cavalli.
È la seconda Alfa Romeo (dopo il modello 156) a montare un turbodiesel common rail: il 2.4 JTD Euro 2 da 136 cavalli con distribuzione a due valvole per cilindro, adeguato nel 2001 alla normativa Euro 3 dapprima nella configurazione a 140 cavalli successivamente portati a 150 che rappresentano la massima evoluzione di tale frazionamento con la distribuzione a 10 valvole.
Più ricca si presenta l'offerta delle motorizzazioni a benzina: 2.0 Twin Spark e i generosi V6 Busso declinati nelle cilindrate 2.0 Turbo (con dispositivo overboost), 2.5 e 3.0 aspirati.
Già al debutto erano previste due varianti con cambio automatico a quattro marce: la 2.5 V6 24V CAE e la 3.0 V6 24V CAE, entrambe con trasmissione Sportronic realizzata dalla ZF.
I cambi manuali sono a cinque rapporti per la 2.0 Twin Spark e la 2.5 V6, a sei rapporti per le motorizzazioni 2.0 V6 Turbo, 3.0 V6 e 2.4 JTD.
Tutte le versioni sono dotate di comando idraulico autoregistrante per la frizione.
Restyling 2003
La nuova versione 166 è presentata nel settembre del 2003 ed entra in commercio, sostituendo la prima versione, nel mese di novembre dello stesso anno. Il progetto viene aggiornato con una serie di innovazioni a livello stilistico, motoristico, di allestimenti e di dettagli.
La precedente gamma motori - che perde il 2.0 V6 Turbo, non rientrante nei parametri imposti dalla normativa Euro 3 - viene integrata dai nuovi potenti propulsori benzina 3.2 V6 24V e diesel 2.4 JTD M-Jet 20V.
In prospettiva dell'entrata in vigore della normativa Euro 4, il 2.0 Twin Spark perde cinque cavalli già a partire dalla serie precedente (anno 2002).
Il frontale è completamente ridisegnato: dalla classica calandra triangolare, simbolo inconfondibile di ogni Alfa Romeo, si sviluppano due nervature convergenti, che salendo si allargano, quasi ad abbracciare l'intera autovettura. La linea superiore della calandra prosegue idealmente verso le prese d'aria laterali e i nuovi fari che, ridisegnati con proiettori a vista, hanno un rendimento luminoso più che raddoppiato, grazie all'azione dei proiettori Bi-Xeno.
La linea essenziale, pulita e priva di spigoli, trasmette la sensazione di una vettura dinamica e compatta, fortemente ancorata all'asfalto grazie alle carreggiate larghe (ant. 1.554 mm, post. 1.542 mm) e ai grossi pneumatici posti a filo della carrozzeria.
I nuovi allestimenti, gli inediti cerchi in lega da 16, 17 e 18 pollici e la gamma dei colori completano il quadro estetico, contribuendo a trasmettere la sensazione di un'automobile dalla forte personalità.
L'abitacolo appare accogliente e luminoso grazie all'utilizzo di colori (allestimenti con plancia tono su tono) e materiali migliorati. L'esclusivo allestimento Luxury si arricchisce della bordatura in pelle pieno fiore sulla parte superiore della plancia e dei pannelli portiera.
Dalle razze del volante è possibile accedere ai comandi dell'impianto hi-fi. Sulla destra del display a colori da cinque pollici, che tra le altre ospita la funzione del navigatore satellitare, spicca la fessura verticale per la scheda del telefonino.
Unitamente al nuovo modello debutta il motore diesel Common Rail 2.4 JTD M-Jet 20V, erogante 175 CV a 4.000 giri/min, con una coppia di 385 N·m a 2.000 giri/min. Il cinque cilindri in linea consente prestazioni ragguardevoli: 225 km/h di velocità massima, da 0 a 100 km/h in 8,2 s e il chilometro da fermo coperto in 29 s. Il tutto con consumi piuttosto contenuti (7,5 l per 100 km nel ciclo combinato) e basse emissioni nocive (198 g/km di Co2).
Ad esso inizialmente è abbinato il nuovo cambio automatico Sportronic autoadattivo che, riconoscendo lo stile di guida del pilota, varia conseguentemente i passaggi di marcia oppure, spostandolo in posizione Sport, può essere utilizzato come un cambio sequenziale. Quello manuale, anch'esso di nuova generazione, è a sei marce.
Altra novità è il 3.2 V6 24V, evoluzione del V6 Busso portato a 3.200 cm³ (l'ultimo interamente sviluppato e prodotto ad Arese) che, grazie alla potenza di 240 CV a 6.200 giri/min e alla coppia motore di 289 N·m sviluppata a 4.800 giri/min, permette all'autovettura di raggiungere i 245 km/h di velocità massima, di impiegare 7,4 s nello scatto da 0 a 100 km/h e di coprire il chilometro da fermo in 27,5 s.
Alla data di presentazione completano la gamma dei motori il 3.0 V6 24V (anch'esso abbinato al cambio Sportronic), il 2.5 V6 24V e il 2.0 Twin Spark. Oltre al nuovo 2.4 JTD Multijet 20 valvole è ancora disponibile (alla data del lancio) l'affidabile e collaudato cinque cilindri 2.4 JTD 10 valvole.
Per via dell'incedere della normativa Euro 4 vengono progressivamente ritirate dal mercato le versioni benzina 2.5 V6 e 3.0 V6 Sportronic, diesel 2.4 JTD 10V e, più di recente, il 2.0 T.Spark.
A listino rimangono i modelli equipaggiati con i più moderni e prestanti motori benzina 3.2 V6 24V, da 240 CV, e diesel 2.4 JTD M-JET 20V, nel frattempo portato a 185 CV.
La nuova 166 è dotata di un impianto frenante idraulico a doppio circuito integrato, ABS con ripartitore di frenata tra ruote anteriori e posteriori (EBD), controllo di stabilità della vettura (VDC) e della trazione (ASR).
Secondo le prime recensioni, le sospensioni - a quadrilatero alto, davanti, a bracci multipli, dietro - e l'elevata rigidità torsionale della scocca donano alla vettura grandi qualità dinamiche ed una notevole tenuta di strada, senza pregiudicare troppo il comfort di marcia[3]. Rispetto alla precedente versione gli ingegneri affinano la geometria delle sospensioni per ridurre rollio e beccheggio. Conseguentemente, anche lo sterzo risulta più pronto e diretto.
La rigidità torsionale della scocca contribuisce a garantire la sicurezza attiva.
Per la sicurezza passiva sono presenti il sistema antincendio FPS (Fire Prevention System), che interrompe l'erogazione di carburante in caso d'urto, il doppio airbag frontale full size, gli airbag laterali anteriori ed i nuovi headbag. Questi ultimi, insieme alle barre antintrusione delle porte e ai rivestimenti interni ad assorbimento di energia, concernono la protezione dagli urti laterali e proteggono la testa degli occupanti dei sedili anteriori.
Fine produzione
Dismessa progressivamente la produzione, le ultime scorte del modello vengono commercializzate sino al primo semestre del 2008. La nuova 166 esce così dai listini della casa senza essere sostituita da nessun modello. La licenza di produzione del telaio di base e di alcuni motori benzina quattro cilindri sono stati ceduti alla cinese Guangzhou Auto Corporation che produce alcune berline e crossover utilizzanti componenti della 166.[4].
In particolare dalla 166 derivò la berlina Trumpchi GA5, la quale impiegava sia la piattaforma che il propulsore Twin Spark 2.0 dalla potenza di 150 cv con 183 Nm di coppia gestito da un cambio automatico a cinque rapporti. Utilizzava sospensioni con schema a quadrilatero alto nella sezione anteriore, mentre al posteriore era impiegato il sistema Multilink. Inizialmente, l'azienda cinese aveva fatto richiesta per la riproduzione anche del design della vettura italiana, ma a causa della risposta negativa del gruppo Fiat, la carrozzeria venne rielaborata con un disegno originale.
giovedì 29 gennaio 2015
164
L'Alfa Romeo 164 è una vettura Alfa Romeo berlina prodotta dal 1987 al 1998 nello stabilimento di Arese, ideata come erede delle Alfa 6 e Alfetta quale ammiraglia della produzione della casa milanese. Il modello cedette il passo, dopo undici anni di produzione e 273.857 esemplari prodotti, all'Alfa 166.
Alla fine degli anni '70 l'Alfa Romeo lanciò i progetti 154 e 156, due nuove vetture a trazione posteriore fortemente sinergiche destinate a sostituire rispettivamente la Giulietta e l'Alfetta. La crisi in cui versava costrinse ben presto la casa italiana a rinunciare al progetto di un nuovo pianale autonomo in favore del pianale Fiat Tipo4, allora in gestazione per le future Lancia Thema e Fiat Croma: il progetto 154 fu abortito, mentre il progetto 156 venne in parte recuperato e riadattato per lo sviluppo di un'ammiraglia a trazione anteriore, la 164. Nel frattempo, per ovviare ai ritardi nello sviluppo, l'Alfa Romeo lanciò i progetti 162A e 162B, rispettivamente le future 90 e 75, riutilizzando per quanto possibile la meccanica dell'Alfetta e della Giulietta. L'acquisizione dell'Alfa Romeo da parte di FIAT fece temere che la nuova proprietà non volesse far uscire l'Alfa Romeo 164, visto che si sarebbe posta in diretta concorrenza con l'altra ammiraglia del gruppo, la Lancia Thema. Presentata nel 1987 al salone di Francoforte, è stata un modello fondamentale per l'Alfa Romeo.
Disegnata da Pininfarina, venne dunque sviluppata sullo stesso pianale utilizzato per Fiat Croma, Lancia Thema e Saab 9000[1]. A differenza di queste, che condividevano molti lamierati e il giro-porte, la 164 beneficiò di alcune modifiche alla scocca e alla sospensione anteriore e quindi presentava una caratterizzazione stilistica molto marcata, grazie al cofano più basso e spiovente e al giro porte differente. La linea a cuneo le permise di raggiungere un coefficiente di penetrazione aerodinamica cx di 0,30. Le dimensioni erano importanti ma non eccessive per la categoria (risultava una delle meno lunghe ma una delle più larghe del segmento) con i 456 cm di lunghezza (467 in versione Super) e 176 di larghezza.
Internamente presentava un abitacolo ampio e confortevole, caratterizzato da un design molto moderno quasi avanguardista, specie per quanto riguarda la consolle centrale che presentava ordinati decine di pulsanti e vari display digitali, oltre alle miriadi di tasti disposti nell'abitacolo. Anche il bagagliaio era molto ampio con i suoi 540 litri di capienza.
Come dotazioni era possibile avere anche sedili elettrici riscaldabili con memoria (sia anteriori che posteriori), climatizzatore completamente automatico, interni in pelle, specchietto fotocromatico, lavafari a scomparsa, sospensioni con taratura regolabile elettronicamente ecc. ed esteriormente delle appendici aerodinamiche dedicate come spoiler posteriore e minigonne.
Fu il primo modello di alta gamma della casa a trazione anteriore. I punti forti di questa ammiraglia oltre alla linea molto riuscita furono le elevate prestazioni e l'ottima tenuta di strada, abbinate ad una eccellente abitabilità e comfort.
Interni
Gli interni sono caratterizzati da sedili che possono essere in pelle o in velluto, comodi, avvolgenti e anatomici, con regolazione livello altezza, regolazione schienale, movimento longitudinale della poltrona e supporto lombare su alcune versioni. Particolare dell'interno di questa ammiraglia è la consolle tipica centrale con innumerevoli tasti disposti razionalmente comprendente: controlli climatizzatore automatico, direzione e flusso dell'aria, fendinebbia posteriori e anteriori, luci di emergenza, apertura baule, apertura tappo carburante e regolazione sospensioni elettroniche su alcune versioni. Inoltre vi erano dei display digitali, più ampi e funzionali nelle versioni post 92. Al di sotto troviamo il vano porta radio ed il vano "fumo" (entrambi con apertura assistita) proseguendo abbiamo la leva del cambio a richiesta automatico su alcune versioni, e la consolle cristalli che comprende i tasti per i vetri anteriori e posteriori, tasto scorrimento continuo vetro anteriore sinistro, chiusura centralizzata, bloccaggio sicurezza bambini finestrini posteriori, apertura tettuccio elettrico (ove previsto).
Dopo i tasti elettrici vi è un piccolo vano portaoggetti, il portamonete e alla fine del canale centrale, vi un altro vano portaoggetti con sportellino e l'accendisigari posteriore illuminato. Posteriormente era prevista come optional la consolle per il comando delle regolazioni elettriche dei sedili posteriori. Davanti al passeggero abbiamo il vano portaoggetti molto ampio e dotato di luce di cortesia. Il quadro strumenti comprende: contagiri, tachimetro e contachilometri, una serie di spie che si estendono orizzontalmente per tutto il quadro e, al di sotto, indicatore voltaggio batteria (o turbo) pressione olio, temperatura acqua e livello benzina. Il volante è regolabile sia in altezza che in profondità. L'abitacolo interno è dotato di bracciolo anteriore e posteriore, 6 altoparlanti, e tendine parasole a scomparsa su alcune versioni. Gli interni sono disegnati e assemblati con cura e l'insonorizzazione dell'abitacolo e di prim'ordine.
Restyling
Durante i dieci anni in cui la 164 restò in catalogo ci furono due principali restyling. Il primo avvenne nel 1990 e riguardò alcuni particolari interni, dai rivestimenti, ad alcuni dettagli come pulsanti del tunnel centrale fino alla nuova gestione del climatizzatore. Dal punto di vista tecnico vennero migliorate le sospensioni e l'assetto venne abbassato di 3 cm.
Verso la fine del 1992 ci fu il restyling più noto. Tale rivisitazione prevedeva due varianti, tra cui quella denominata "Super" che vedeva all'esterno più modifiche. Esteriormente si presentavano nuovi paraurti e paracolpi laterali contornati da listelli cromati, nuovi proiettori anteriori, riestyling della scudo anterirore, nuovi specchietti elettrici con la possibilità di ripiegamento dall'interno e nuovi cerchi ruota con misure fino a 16 pollici. Interiormente, fu ridisegnata la grafica della strumentazione, la consolle centrale inclusa la pulsantiera venne modificata, così anche il mobiletto centrale e relativi comandi. I pannelli porta anch'essi ristilizzati, si presentavano nuovi rivestimenti e nuovi accessori, in particolare per il mercato italiano l'adozione degli air-bags, già presenti nelle versioni esportate oltre oceano.
Motorizzazioni
Il propulsore base tra le motorizzazioni a benzina era il 2 litri Twin Spark bialbero, per chiudere con il 3.0 V6 12v da 192 CV comunemente chiamato "Busso" dal progettista che l'ha ideato, Giuseppe Busso. L'anno successivo alla presentazione fu presentato anche il 2.0 4c di derivazione Lancia, sovralimentato da turbina T3 con dispositivo overboost e raffreddato da intercooler. Nel 1990 il 3.0 12v fu portato a 200 CV e dedicato alla versione Quadrifoglio.
Nel 1991 ci fu un rilevante salto prestazionale e tecnologico con l'entrata in produzione dell'innovativo 2.0 V6 Turbo. Questo propulsore derivava dalla versione 3 litri atmosferica del V6 "Busso" - che già motorizzava la 164 3.0. Caratterizzato da testate e monoblocco in alluminio e completamente gestito elettronicamente, sovralimentato inizialmente da una turbina Mitsubishi/Piaggio TD05H dotata di dispositivo overboost e raffreddata da intercooler, lo stesso della Lancia Delta HF Evoluzione. La potenza era di 210 CV e grazie all'overboost - che consente un momentaneo innalzamento della pressione di sovralimentazione per far fronte a repentine richieste di potenza utile soprattutto alla richiesta di forti accelerazioni utili anche nei sorpassi - la coppia motrice veniva aumentata per diversi secondi a 30.6 kgm e con essa anche la potenza rispetto al valore dichiarato. Tali numeri consentivano una velocità massima di oltre 240 km/h, facendo della 164 V6 Turbo una delle berline più veloci dell'epoca, anche se ancor più di rilievo era l'accelerazione violenta (non tanto da ferma, in quanto soffriva di turbo lag e di scarsa trazione alla partenza, ma quella rilevabile in particolare nei regimi compresi tra i 4000 e 6250 giri) che permetteva a questa 164 di avere degli spunti che nemmeno auto di doppia cilindrata potevano eguagliare.Il mensile Quattroruote nel 1991 rilevò una velocità massima di 241,800; il 0/100 in 7,4 secondi e il chilometro da fermo in 27,60 secondi. AUTO del 03-91 rilevò una ripresa in V 80-120 km/h in 9.04 secondi. Quest'ultima prestazione risultava essere superlativa (per auto dotate di cambio manuale) per l'epoca: una BMW M5 3.8 nell'edizione 10-92 impiegò 10.01 secondi possedendo 340 cv contro gli "oltre 210" (stimati 230-240 in overboost per circa 30 secondi) dell'Alfa. Nel 1992 l'Alfa mise in produzione i nuovi 3.0 V6 24v inizialmente con potenza da 210 CV. Il V6 Turbo venne leggermente depotenziato sulla carta (per motivi di marketing) per non sovrapporsi in catalogo alle versioni 3 litri, anche se preservava comunque degli spunti prestazionali superiori all'aspirato, nonostante il turbocompressore fu sostituito con una "più piccolo" Garrett T25 che doveva consentire un confort di marcia superiore al momento dell'attivazione della turbina ed un inferiore turbo lag. In seguito la volontà dei vertici divenne quella di proseguire nella direzione dei motori aspirati in quanto la tassazione italiana dell'IVA (che gravava al 38% le auto superiori a 2 litri) venne unificata per tutte le cilindrate al 20%, inoltre i propulsori turbo compressi richiedono costi superiori di componentistica.
Nel 1993 arrivò l'evoluzione del 3.0 24v portato a 230 CV che consentiva una velocità massima di 245 km/h. Nello stesso anno arrivò anche la versione integrale.
L'Alfa 164 era disponibile anche con due motori diesel che erano forniti dalla VM Motori, azienda italiana di Cento (FE). avevano entrambi una cilindrata di 2,5 litri e sviluppavano una potenza pari a 84Kw nella prima versione fino al 1992 (Euro1) e successivamente 92Kw nella versione post 92. Tali motori (Aventi la sigla Vm84A) erano impiegati all'epoca anche su altre auto, come Range Rover Classic, Crysler Voyager, Ford Scorpio, Jeep Cherokee e altre vetture; avevano la particolarità di avere la distribuzione a cascata di ingranaggi (invece che a cinghia o a catena, come gran parte dei motori realizzati in quel periodo), e le testate composte da 4 teste separabili (unico punto debole di queste motorizzazioni, perché le testatine potevano spostarsi o creparsi col calore). Malgrado qualche problema con le testate, questi motori sono stati e sono tra i più robusti e affidabili, tanto che non è difficile trovare in circolazione, tuttora, Alfa 164 TD con più di 400.000km. La percorrenza di questi motori arrivava anche a 600.000 km. Il motore VM permetteva all'Alfa 164 di arrivare a oltre 200km/h , e venne eletto il motore a gasolio più veloce del mondo quando venne presentato. Le Alfa 164 TD avevano lo stesso allestimento delle 164 Tspark benzina, nel cruscotto era presente pero, a differenza di queste ultime, l'indicazione pressione turbo. La 164 TD e stata l'auto anni 90 per eccellenza per i "macinatori di kilometri" (si consideri anche la tassazione che prevedeva il cosiddetto superbollo per auto a gasolio), assieme alla lancia Thema Turbo DS e la Fiat Croma TD.
Elenco Modelli
Benzina
Modello | Motore | Cilindrata | Potenza | Coppia motrice | 0–100 km/h, s | Velocità | Anni produzione |
---|---|---|---|---|---|---|---|
2.0 T.Spark 8v | 4 cil. in linea | 1962 cc | 108 kW (148 CV) | 187 N·m (138 ft.lbf) @ 4700 rpm | 9.2 | oltre 210 | 1987-1989 |
2.0 T.Spark 8v (cat) | 4 cil. in linea | 1962 cc | 106 kW (144 CV) | 187 N·m (138 ft.lbf) @ 4700 rpm | 9.9 | 210 | 1990-1992 |
2.0 TS 8v | 4 cil. in linea | 1962 cc | 106 kW (144 CV) | 193 N·m (144 ft.lbf) @ 5000 rpm | 9.9 | 210 | 1992-1995 |
2.0 TS Super 8v | 4 cil. in linea | 1995 cc | 106 kW (146 CV) | 187 N·m (138 ft.lbf) @ 5000 rpm | 9.9 | 210 | 1992-1997 |
2.0 Turbo 8v | 4 cil. in linea | 1995 cc | 129 kW (175 CV + overboost) | 265 N·m (195 ft.lbf) @ 2500 rpm | 7.2 | oltre 220 | 1988-1991 |
2.0 V6 Turbo | V6 | 1997 cc | 154 kW (210 CV + overboost) | 306 N·m (226 ft·lbf) @ 2750 rpm | 7.2 | oltre 240 | 1991-1992 |
3.0 V6 12v | V6 | 2959 cc | 141 kW (192 CV) | 261 N·m (192 ft.lbf) @ 4900 rpm | 7.6 | oltre 230 | 1987-1989 |
3.0 V6 12v (cat) | V6 | 2959 cc | 135 kW (184 CV) | 261 N·m (192 ft.lbf) @ 4900 rpm | 8.1 | 230 | 1990-1992 |
2.0 V6 TB Super | V6 | 1996 cc | 150 kW (205 CV + overboost) | 285 N·m (205 ft.lbf) @ 2750 rpm | 8.0 | 237 | 1992-1997 |
3.0 V6 QV 12v | V6 | 2959 cc | 147 kW (200 CV) | 274 N·m (202 ft.lbf) @ 4400 rpm | 7.7 | 237 | 1990-1992 |
3.0 V6 24v Super | V6 | 2959 cc | 152 kW (210 CV) | 266 N·m (196 ft.lbf) @ 5000 rpm | 8.0 | 240 | 1992-1997 |
3.0 V6 24v QV | V6 | 2959 cc | 170 kW (232 CV) | 276 N·m (203 ft.lbf) @ 5000 rpm | 7.0 | 245 | 1992-1993 |
3.0 V6 Q4 | V6 | 2959 cc | 170 kW (232 CV) | 276 N·m (203 ft.lbf) @ 5000 rpm | 7.7 | 240 | 1993-1997 |
Modello | Motore | Cilindrata | Potenza | Coppia motrice | 0–100 km/h, s | Velocità | Anni produzione |
---|---|---|---|---|---|---|---|
2.5 Turbodiesel | 4 cil. in linea | 2499 cc | 84 kW (117 CV) | 260 N·m (191 ft.lbf) @ 2200 rpm | 11.1 | 200 | 1987-1992 |
2.5 Turbodiesel | 4 cil. in linea | 2499 cc | 92 kW (125 CV) | 288 N·m (212 ft.lbf) @ 2000 rpm | 10.8 | 202 | 1992-1997 |
164 Q4
L'abitacolo è caratterizzato dalla selleria rivestita di morbida pelle (come anche il volante) e con il divanetto posteriore sostituito da due poltroncine quasi indipendenti.
La 164 Q4 monta il motore V6 24 valvole di 2959 (trazione integrale) con una potenza massima erogata pari a 231 CV a 6300 giri/min e una coppia massima di 280 N m (28,5 kgm) a 5000 giri/min. L'alimentazione (con accensione elettronica integrata) è ad iniezione elettronica multipoint Bosch Motronic M3.7.
Le sospensioni sono all'avantreno a ruote indipendenti, braccio trasversale con montante telescopico (schema MacPherson), molla elicoidale; sul retrotreno a ruote indipendenti, bracci trasversali e biella longitudinale, molla elicoidale; barre stabilizzatrici anteriore e posteriore, ammortizzatori idraulici a taratura programmabile dall'interno dell'abitacolo tramite un pulsante situato sul cruscotto. In posizione "Auto" gli ammortizzatori vengono tarati automaticamente in base al fondo stradale, premendo"Sport", le sospensioni diventano più rigide e si modifica l'assetto,per una guida sportiva.
L'impianto frenante è dotato di 4 freni a disco (anteriori autoventilati) con ABS.
Il cambio è di derivazione sportiva a 6 rapporti Getrag con sesta marcia di potenza.
La trazione integrale permanente dispone di giunto viscoso centrale "Viscomatic", sviluppato in esclusiva dall'Alfa Romeo in collaborazione con la Steyr-Puch, e di differenziale posteriore di tipo Torsen.
Le prestazioni rilevate dal mensile Quattroruote parlavano di 240,459 km/h di velocità di punta e un'accelerazione da 0 a 100 km/h in 7,7 secondi; un altro mensile, Auto parlava invece di velocità massima di 237,650 km/h e uno 0–100 km/h in 6,9 secondi.
Nell'ottobre 1998, la "164 Q4" cessò di essere commercializzata, il suo prezzo in quel momento era di 81.650.000 lire.
La 164 Pro Car
Nel 1988 venne presentata una versione con motore 3.5 V10. Una vettura "laboratorio" sviluppata con tecnologie all'avanguardia, per l'uso nelle competizioni. All'epoca della presentazione la vettura sviluppata per le competizioni, avrebbe potuto avere una produzione in piccola serie limitata.
Nacque così la 164 ProCar, un bolide con motore centrale da 620 CV capace di 340 km/h, capace di coprire i 400 metri con partenza da fermo in 9,7 secondi. Dotata di un telaio monoscocca in carbonio e di carrozzeria in kevlar, sospensioni anteriori e posteriori a doppi quadrilateri deformabili del tipo push rod (oggi ampiamente utilizzato in Formula 1) che ricalcava le linee della 164 di produzione. L'Alfa Romeo sviluppò questa vettura nel rispetto del regolamento Production Car e doveva essere destinata a gareggiare nel mai nato Campionato Production Car.
A causa della mancata nascita del Campionato Production Car quest'auto è stata prodotta in esemplare unico ed è attualmente custodita nel Museo Storico Alfa Romeo.
mercoledì 28 gennaio 2015
159
L'Alfa Romeo 159 è una berlina che è stata prodotta dalla casa automobilistica italiana Alfa Romeo.
Presentata all'inizio del 2005, è la diretta discendente della 156 che è andata a sostituire nel listino della casa. Il nome della vettura è invece un omaggio all'omonima monoposto di Formula 1, campione del mondo nella stagione 1951 con Juan Manuel Fangio.
Prodotta negli stabilimenti di Pomigliano d'Arco e disegnata da Giorgetto Giugiaro, riprende nel frontale il family feeling inaugurato dalla coupé Brera. Dal 2006 è stata disponibile anche la versione Sportwagon; entrambe sono giunte al termine della produzione nell'ottobre 2011, pur rimanendo nei listini della casa fino al giugno 2013.
Caratteristiche
La 159 è equipaggiata con il nuovo pianale Premium che equipaggia unicamente la berlina del Biscione e che non è previsto essere utilizzato in futuro per altri modelli né di Alfa Romeo, né del gruppo Fiat o di altri costruttori. Il progetto di questo pianale nacque nell'era della joint venture fra Fiat Group e la General Motors. In un primo momento si presentò una collaborazione tra Alfa Romeo, Cadillac e Saab con l'intenzione di progettare un pianale da utilizzare su autovetture di segmento superiore ed eventualmente su vetture del segmento a cui appartiene la 159. Successe però che Cadillac e Saab si ritirarono in successione ed Alfa Romeo si trovò ad essere l'unica a portare avanti il progetto. Fu così che gli ingegneri della casa di Arese decisero di riadattare il progetto per creare una berlina media e dar vita a quella che sarebbe stata la discendente dell'Alfa Romeo 156.
La nuova 159 è stata presentata insieme alla derivata Brera sul palcoscenico internazionale del salone di Ginevra nel marzo del 2005. La vettura si presenta caratterizzata da linea ed interni sportivi e al tempo stesso molto eleganti, frontale aggressivo (derivato dalla concept car che aveva preceduto la Brera definitiva, che riprende lo schema a sei faretti dei modelli SZ ed RZ), sospensioni anteriori a quadrilatero e multilink a quattro bracci (3+1) posteriori, trazione integrale Torsen C.
Le maggiori differenze telaistiche riscontrate rispetto alla precedente 156 sono nell'importante aumento delle dimensioni, per cui si ha una lunghezza di 4,66 m (+23 cm), larghezza 1,83 m (+9 cm), altezza 1,42 (+3 cm). Inoltre si nota un netto incremento della massa (oltre 200 kg), che penalizza parzialmente le doti velocistiche in rettilineo e i consumi. A titolo di paragone, un'Alfa 166 Mjet di dimensioni analoghe fa segnare 1540 kg a secco, contro 1660 della 159 2.4 mjet (concepita 5 anni dopo la 166) La qualità percepita e le finiture interne risultano notevolmente migliorate rispetto alla sua progenitrice
Della 159 sono state anche sottolineate le doti di tenuta di strada e di stabilità, grazie alla lega di acciai ad alta resistenza che costituiscono il telaio e che le conferiscono una rigidità torsionale (180.000 daN m/rad) ed una rigidità flessionale (12.400 daNm/mm) molto elevate.
Per quanto riguarda la sicurezza passiva, anche la presenza di sette airbag, le permisero di ottenere ottimi risultati nei crash test Euro NCAP. Tra gli optional offre il Blue&Me.
Il coefficiente di penetrazione aerodinamica ha raggiunto il valore di 0,32.
Restyling 2008
Con questo lifting sono state apportate al modello modifiche strutturali, alcune variazioni nell'estetica, negli allestimenti e nuove motorizzazioni.
La novità più rilevante riguarda proprio la parte strutturale del veicolo, il corpo vettura ha perso 45 kg, portando benefici all'automobile, soprattutto nei consumi e nelle prestazioni. Molto lievi gli accorgimenti estetici, con l'introduzione di nuovi cerchi in lega (a seconda degli allestimenti) e nuove rifiniture negli interni; all'esterno l'apertura del portellone è possibile mediante la pressione del logo. Di serie su tutte il dispositivo Electronic Q2: simula elettronicamente un differenziale autobloccante, con conseguente riduzione del sottosterzo. Il leggero restyling ha riguardato anche la versione Sportwagon.
Aggiornamento 2009
Particolare degli interni, con la consolle centrale orientata verso il guidatore
In occasione del Salone di Ginevra nel 2009 l'Alfa Romeo per rinnovare la gamma della 159 ha introdotto la prima motorizzazione a benzina sviluppata e prodotta interamente in Italia dalla Fiat Powertrain Technologies. Il 1.750 siglato TBI ha sostituito gli ormai anziani 1.9 e 2.2 JTS accusati di consumi fin troppo eccessivi e prestazioni deludenti. Tra i diesel è entrato in listino il nuovo 2.0 JTDm da 170 cavalli che affianca il più piccolo 150 cavalli, mentre debutta una nuova versione del 1.9 JTDm 120 cavalli denominata Eco capace di emissioni e consumi ridotti e prestazioni migliori rispetto al passato. Esce di produzione il motore 2.4 JTDm da 210 cavalli.
Rinnovati anche gli interni; mentre il disegno della plancia è rimasto inalterato, la qualità degli assemblaggi risulta sensibilmente migliore. Rinforzato l'impianto frenante per le versioni di punta.
Motorizzazioni e trasmissioni
La gamma motorizzazioni si articola in otto propulsori: cinque benzina e tre diesel.
Benzina
Modello | Disponibilità | Motore | Cilindrata | Potenza | Coppia Massima | EmissioniCO2 (g/Km) | 0–100 km/h (secondi) | Velocità max (Km/h) | Consumo medio (Km/l) |
1.750 TBI 16V | dal 2009 a giugno 2011 | 4 cilindri in linea,Benzina | 1.742 cm³ | 147 kW (200 CV) | 320 N·m a 1.400 giri/min | 189 | 7,7 | 235 | 12,3 |
1.8 MPI 16V | dal debutto a ottobre 2010 | 4 cilindri in linea,Benzina | 1.796 cm³ | 103 kW (140 CV) | 175 N·m a 3.800 giri/min | 179 | 10,2 | 208 | 13,2 |
1.9 JTS 16V | dal debutto al 2009 | 4 cilindri in linea,Benzina | 1.859 cm³ | 118 kW (160 CV) | 190 N·m a 4.500 giri/min | 205 | 9,5 | 216 | 11,5 |
2.2 JTS 16V | dal debutto al 2009 | 4 cilindri in linea,Benzina | 2.198 cm³ | 136 kW (185 CV) | 230 N·m a 4.500 giri/min | 208 | 8,7 | 224 | 10,9 |
2.2 JTS 16V Selespeed | dal 2006 a maggio 2010 | 4 cilindri in linea,Benzina | 2.198 cm³ | 136 kW (185 CV) | 230 N·m a 4.500 giri/min | 214 | 8,7 | 224 | 11,0 |
3.2 JTS V6 24V | dal 2008 al 2009 | 6 cilindri in V, Benzina | 3.195 cm³ | 191 kW (260 CV) | 322 N·m a 4.500 giri/min | 260 | 7,1 | 250 | 9,1 |
3.2 JTS V6 24V Q4 | dal debutto al 2009 | 6 cilindri in V, Benzina | 3.195 cm³ | 191 kW (260 CV) | 322 N·m a 4.500 giri/min | 270 | 7,0 | 244 | 8,8 |
3.2 JTS V6 24V Q4 Q-Tronic | dal 2007 a maggio 2010 | 6 cilindri in V, Benzina | 3.195 cm³ | 191 kW (260 CV) | 322 N·m a 4.500 giri/min | 286 | 7,2 | 244 | 8,3 |
Tutte le motorizzazioni a benzina denominate JTS (Jet Thrust Stoichiometric) sono dotate di basamento in lega leggera, iniezione diretta e fasatura variabile in aspirazione e scarico. Entrambi i propulsori 1.9 e 2.2 JTS sono disponibili con una trasmissione manuale a 6 rapporti mentre dall'ottobre 2006 è disponibile una versione del 2.2 JTS con il cambio robotizzato M32 MTA Selespeed.Questi monoblocchi sono derivati dai GM Family II.
Il motore 1.8 MPI è stato progettato e prodotto dalla General Motors per conto del marchio australiano Holden. Si tratta di un Ecotec a iniezione elettronica adottato da numerosi modelli prodotti dal colosso americano quali le Opel Vectra, Chevrolet Nubira e Saab 9-3. Il motore capace di un potenza massima di 140 cavalli svolge la funzione di motorizzazione benzina d'ingresso. Rispetto ai propulsori JTS, questo 1.8 gode di costi di produzione minori di conseguenza i listini della berlina italiana risultano lievemente inferiore rispetto alle versioni equipaggiate con la gamma motori restante. Questo motore è abbinato ad un cambio manuale a 5 rapporti.
Il 3.2 JTS V6 fa parte dei nuovi 6 cilindri a V di 60º GM HFV6 il cui sviluppo è iniziato nel 1999. La produzione avviene nello stabilimento Holden di Port Melbourne. Le 159 equipaggiate con il 3.2 JTS V6 sono disponibili sia in versione a trazione integrale Q4 (con trasmissione manuale o automatica Q-Tronic a 6 rapporti) sia in versione a trazione anteriore (introdotte dal 2008) con la sola trasmissione manuale a 6 rapporti.
Il motore 1750 TBi (Turbo Benzina Iniezione diretta) è stato introdotto nel marzo 2009 in seguito ad un aggiornamento;[4] si tratta della prima motorizzazione benzina adottata dalla 159 progettata e prodotta dal gruppo Fiat in Italia. Il 1.750 TBI adotta la distribuzione bialbero (con variatore di fase sia all'aspirazione che allo scarico), l'iniezione diretta high precision capace di ridurre le emissioni ed i consumi, e il turbocompressore incrementando i valori di potenza (200 cavalli) e coppia massima (320 N·m erogati a 1.400 giri). Il motore estremamente compatto risulta più leggero di 15 chilogrammi rispetto all'unità da 2,2 litri JTS progettata anni prima. Il 1750 TBi risulta omologato Euro 5 permettendo emissioni di anidride carbonica contenuti in 189 grammi emessi al km nel ciclo combinato.
Diesel
Modello | Disponibilità | Motore | Cilindrata | Potenza | Coppia Massima | EmissioniCO2 (g/Km) | 0–100 km/h (secondi) | Velocità max (Km/h) | Consumo medio (Km/l) |
1.9 JTDm 8V 120 | dal debutto al 2009 | 4 cilindri in linea,Diesel | 1.910 cm³ | 88 kW (120 CV) | 280 N·m a 2.000 giri/min | 159 | 11,0 | 191 | 16,9 |
1.9 JTDm 8V Eco 120 | dal 2009 a ottobre 2010 | 4 cilindri in linea,Diesel | 1.910 cm³ | 88 kW (120 CV) | 280 N·m a 2.000 giri/min | 138 | 10,7 | 197 | 19,2 |
1.9 JTDm 16V 150 | dal debutto a maggio 2010 | 4 cilindri in linea,Diesel | 1.910 cm³ | 110 kW (150 CV) | 320 N·m a 2.000 giri/min | 157 | 9,2 | 212 | 17,5 |
1.9 JTDm 16V Q-Tronic 150 | dal 2006 a maggio 2010 | 4 cilindri in linea,Diesel | 1.910 cm³ | 110 kW (150 CV) | 320 N·m a 2.000 giri/min | 180 | 9,5 | 209 | 14,7 |
2.0 JTDm 16V 136 | da ottobre 2010 | 4 cilindri in linea,Diesel | 1.956 cm³ | 100 kW (136 CV) | 350 N·m a 1.750 giri/min | 134 | 9,9 | 202 | 19,5 |
2.0 JTDm 16V 170 | dal 2009 | 4 cilindri in linea,Diesel | 1.956 cm³ | 125 kW (170 CV) | 360 N·m a 1.750 giri/min | 142 | 8,8 | 218 | 18,5 |
2.0 JTDm 16V Eco 170 | dal 2009 | 4 cilindri in linea,Diesel | 1.956 cm³ | 125 kW (170 CV) | 360 N·m a 1.750 giri/min | 136 | 8,8 | 218 | 18,5 |
2.4 JTDm 20V 200 | dal debutto al 2007 | 5 cilindri in linea,Diesel | 2.387 cm³ | 147 kW (200 CV) | 400 N·m a 2.000 giri/min | 180 | 8,4 | 228 | 14,7 |
2.4 JTDm 20V Q-Tronic 200 | dal 2006 a ottobre 2010 | 5 cilindri in linea,Diesel | 2.387 cm³ | 147 kW (200 CV) | 400 N·m a 2.000 giri/min | 208 | 8,3 | 225 | 12,7 |
2.4 JTDm 20V 210 | dal 2007 al 2009 | 5 cilindri in linea,Diesel | 2.387 cm³ | 154 kW (209 CV) | 400 N·m a 1.500 giri/min | 179 | 8,2 | 230 | 14,7 |
2.4 JTDm 20V Q4 210 | dal 2007 al 2009 | 5 cilindri in linea,Diesel | 2.387 cm³ | 154 kW (209 CV) | 400 N·m a 1.500 giri/min | 192 | 8,2 | 228 | 13,9 |
Le motorizzazioni turbodiesel, a differenza dei propulsori benzina, sono prodotte e progettate dal gruppo Fiat in Italia col nome Motori modulari FIAT Pratola Serra. Il piccolo 1.9 JTDm è il classico Multijet che equipaggiava già la 156 ma rivisto sotto il profilo dei consumi e della potenza. La 159 infatti dispone di due step della nota motorizzazione: la prima da 120 cavalli con distribuzione 2 valvole per cilindro (per un totale di 8 valvole), la seconda da 150 cavalli con distribuzione a 4 valvole per cilindro (per un totale di 16). Entrambe le versioni dispongono del filtro antiparticolato DPF For Life. Abbinate al 1,9 litri la trasmissione manuale a 6 rapporti trasferisce la potenza alle ruote motrici anteriori. Tra gli optional figura il cambio automatico sequenziale a 6 rapporti Q-Tronic disponibile esclusivamente per la versione da 150 cv. Dal 2009 il 1.9 JTDm 120 cv è stato rivisto ed aggiornato, capace di consumi ed emissioni di anidride carbonica ridotte in modo notevole (soli 138 grammi emessi al km nel ciclo combinato per la 159 berlina). L'aggiornamento ha portato al debutto la 159 JTDm Eco.
Il 2 litri JTDm 16V è stato introdotto dal 2009. Si tratta di una motorizzazione completamente nuova progettata dalla Fiat a partire dalla fine del 2006. Naturale evoluzione del 1.9 Multijet questo 2.0 è stato ottenuto incrementando il volume dei cilindri e portando la cilindrata dai 1.910 cm³ originari a 1.956 cm³ del nuovo 2.0. Debuttato nel corso del 2008 sulla Lancia Delta in una versione da 165 cavalli, i tecnici Alfa Romeo apportando leggere modifiche hanno permesso al propulsore di toccare quota 170 cavalli. La coppia massima di 360 N·m viene erogata a 1.750 giri al minuto. Le emissioni di anidride carbonica risultano contenute in soli 142 grammi al km per la berlina e in 144 grammi al km per la Sportwagon. Il cambio abbinato a questo propulsore è un manuale a 6 rapporti.
Il motore 2.4 JTDm corrisponde all'unità a 5 cilindri con 20 valvole che già equipaggiava la 156 ma profondamente rivista. Le novità apportate, oltre l'iniezione Multijet, riguardano l'icremento della potenza massima che passa da 175 a 200 cavalli in un primo momento e fino a 210 cavalli in occasione del resyling 2008. La coppia massima di 400 N·m erogati a soli 2.000 giri per la versione meno potente permette alla 159 prestazioni sportive e consumi accettabili. L'introduzione del 210 cavalli invece ha permesso di erogare i 400 N·m a soli 1.500 giri eliminando il fastidioso vuoto che si veniva a creare nell'unità precedente oltre i 4.000 giri. Il motore 2.4 da 200 cavalli è abbinato sia alla trasmissione manuale a 6 rapporti (trazione anteriore oppure integrale Q4) che alla trasmissione automatica Q-Tronic (trazione anteriore). La versione da 210 cavalli invece era disponibile solo abbinata al cambio manuale a 6 rapporti e alla trazione anteriore. Dal 2009 le 159 equipaggiate con il 2.4 da 210 cavalli e le relative versioni a quattro ruote motrici Q4 non vengono più prodotte; rimane in listino la versione da 200 cavalli abbinata alla trasmissione automatica Q-Tronic.
Dall'estate del 2011 e fino allo smantellamento della linea di produzione ad ottobre 2011, i motori diesel JTDm da 136 e 170 cavalli (solo per la SportWagon) sono gli unici a rimanere in listino.
Allestimenti
Nella 159 sono presenti 7 diversi allestimenti:
- Base: (non disponibile in Italia), il quale aveva di serie: ABS; 7 airbag di cui uno per le ginocchia del conducente; attacchi ISOFIX; climatizzatore manuale; VDC/ASR/EBD; ruotino di scorta; sedile guida e passeggero regolabile in altezza e lombare e vetri elettrici anteriori.
- Progression: gli stessi della versione Base, in più: autoradio RDS con lettore CD; bracciolo anteriore con vano climatizzato; bracciolo vano Ski; cerchi in lega da 16 pollici; climatizzatore automatico bi-zona; computer di bordo; fendinebbia; vetri elettrici posteriori e volante e pomello cambio in pelle.
- Distinctive: gli stessi delle versioni precedenti, in più: autoradio RDS con lettiore CD/MP3; cerchi in lega da 17 pollici; comandi radio/telefono sul volante; cruise control; inserti in alluminio e sensori di parcheggio posteriori.
- Super: gli stessi delle versioni precedenti, in più: appoggiatesta centrale posteriore; sedili anteriori regolabili in lunghezza/inclinazione; sedili in tessuto sport; specchietti esterni riscaldati e terminale di scarico cromato doppio.
- Exclusive: gli stessi delle versioni precedenti (tranne Super), in più: fire prevention system e navigatore con mappa Italia;
- Sport Plus: gli stessi delle versioni precedenti, in più: cerchi in lega da 18 pollici; sidebag anteriori e VDC con hill holder.
- TI: gli stessi di Super e Sport, in più: assetto sportivo; batticalcagno anteriore con inserti inox; cerchi in lega da 19 pollici; esclusione codice motorizzazione; fari allo xeno; lavafari; pedaliera sportiva in alluminio e sedili sportivi in pelle nera.
Versioni sportive
Per anni si è assistito a numerose speculazioni per la nascita di una versione GTA sulla base dapprima della 159 originale, dopodiché ipotizzando un alleggerimento del telaio in occasione di un possibile restyling della vettura. La casa infatti dichiarò ufficialmente lo sviluppo della versione Gran Turismo Alleggerita senza conferme sulla possibile motorizzazione che doveva equipaggiarla.
Stessa sorte è toccata all'impegno di Alfa Romeo nel campionato WTCC. Dopo anni di vittorioso impiego della 156 GTA e molteplici annunci che volevano la 159 impegnata nel campionato mondiale turismo a partire dal 2006, la casa di Arese si è progressivamente allontanata da questo impegno sportivo senza mostrare mai una versione pronto corsa della nuova 159. L'unico collegamento ufficiale tra l'Alfa Romeo 159 e il mondo della corse è rintracciabile nella sponsorizzazione di Alfa Romeo in Superbike, della quale la 159 nel 2007 ha rappresentato la Safety Car ufficiale.
Ad oggi le uniche versioni sportive prodotte ufficialmente dalla casa di Arese risultano le 159 Turismo Internazionale introdotte nel 2006 al Salone di Ginevra caratterizzate da minigonne laterali e spoiler anteriori e posteriori, cerchi in lega maggiorati e terminali di scarico cromati. Il tutto abbinato alle motorizzazioni benzina 3.2 JTS e turbodiesel 1.9 e 2.4 JTDm. Dal 2009, in seguito al pensionamento di numerosi propulsori, l'Alfa Romeo ha messo a disposizione il pacchetto Turismo Internazionale (abbreviato TI) disponibile a pagamento abbinato a tutte le motorizzazioni ad eccezione del piccolo 1.8 MPI 140 cavalli.
Versioni per le forze di polizia
L'Alfa Romeo 159 è utilizzata da diverse forze di polizia italiane. La 159 è la vettura di punta del Nucleo operativo radiomobile dell'Arma dei Carabinieri, in dotazione anche a Polizia di Stato, stradale, Guardia di Finanza, Forestale, polizia penitenziaria e a diversi organi di polizia locale e municipale. È utilizzata anche per il trasporto V.I.P. nella versione blindata in dotazione alle forze armate italiane, oltre che per i ministeri della Repubblica Italiana.
Il motore è il 2.4 JTDM 5 cilindri, 20 valvole, Multijet da 200 CV per Carabinieri e Polizia abbinato ad un cambio meccanico a sei marce (F40), è capace di imprimere una velocità massima di 228 km/h e di passare dai 0-100 km/h in 8,4 secondi; le restanti FF.PP. statali e locali utilizzano la motorizzazione 1.9 JTDm. Nel 2012 con l'aggiornamento dei mezzi appartenenti alla Guardia di Finanza, i veicoli obsoleti sono stati sostituiti dall'Alfa Romeo 159 con motorizzazione 1750 TBi, versioni quindi a benzina e non più a gasolio con una potenza di 200 CV, cambio meccanico a 6 rapporti, velocità max di 235 km/h ed un'accelerazione da 0 a 100 Km/h in 7,7 sec.
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